UN PO’ DI STORIA. Erano gli anni ’90 quando per la prima volta ebbi modo di ascoltare il termine purracchito. La parola attirò la mia attenzione e chiesi notizie sul suo significato all’anziano signore che l’aveva pronunciata. In effetti l’aveva utilizzata per rimproverare alcuni ragazzini che disperdevano un mucchio di imballaggi accatastati per il ritiro nei pressi dei ruderi della Chiesa di Via Madonna del Lume. Li apostrofò dicendo: “ora basta, smettetela perché state combinando un purracchitu”.
Il purracchito era una discarica, un luogo malsano dove tutti si recavano per liberarsi di qualcosa
I ragazzini andarono via a quella parola probabilmente mai sentita e di cui non conoscevano il significato. Su mia richiesta l’anziano precisò precisò che il purracchito era veramente esistito in quella zona nell’800. La via del Sole (già via Soledad sotto i Borboni) aveva un muro di recinzione verso ponente che delimitava l’abitato, non esisteva la via XX Settembre e oltre c’erano solo campi e orti. Era normale in quell’epoca lanciare oltre il muro i pochi rifiuti che venivano prodotti e che probabilmente non venivano ritirati dai munnizzari comunali. Il purracchito era quindi una discarica, un luogo malsano dove tutti si recavano per liberarsi di qualcosa (anche le acque nere) e oltre quel muro finivano le poche suppellettili e le masserizie che non potevano essere riparate o riutilizzate.
Alla fine dell’800 Milazzo aveva complessivamente circa 13.600 abitanti, molti erano residenti nella piana. I rifiuti raccolti in strada erano letame di cavalli, asini, capre e venivano utilizzati come concime. Secondo altre teorie la parola purracchito, quanto alla sua formazione, risale al periodo delle discariche create nei pressi dei grandi accampamenti militari che Milazzo ospitò tra il 1718-1720 durante l’assedio spagnolo e tra il 1806 e il 1815 durante l’occupazione britannica della Sicilia (il campo inglese venne creato partendo da San Papino verso San Giovanni). Rimane ancora oggi un termine di incerta provenienza, raro e di cui non v’è traccia nei dizionari siciliano-italiano (Biundi, Mortillaro, Nicotra, Traina) editi nell’800 e nei primi decenni del ‘900.
Pino Privitera