UN PO’ DI STORIA. Milazzo deve molto a Omero. Grazie alle peregrinazioni di Ulisse narrate nell’Odissea la storia di Milazzo arriva fino alle leggende più antiche della Sicilia. Omero secondo alcuni studiosi era cieco ma la mancanza della vista – connotata nell’antichità da doti profetiche e di saggezza – non gli impedì di concepire uno dei poemi su cui si basa la cultura greca e quella del mondo occidentale. Immensa fu la fortuna dell’opera e ancora oggi essa incarna il mito poetico per eccellenza.
Nel suo peregrinare Ulisse si recò da Eolo, il re dei venti che regnava sulle isole Eolie e che, secondo la mitologia, “introdusse la vela e prognostico’ i venti”. Vagò intorno alla Sicilia e per l’Italia. Da molti autori e dallo stesso Omero i Ciclopi vennero individuati tra i primi abitatori della Sicilia e non solo “della regione dell’Etna, ma pure tutto il lato meridionale dell’Isola sino alle contrade occidentali”. La descrizione omerica della Grotta del ciclope Polifemo, (traduzione nel testo curato dalla Fondazione Lorenzo Valla, 1981) sembra adattarsi a molti sitii ed anche alla grotta di Milazzo:
“Quando arrivammo in quel luogo, che era vicino,/scorgemmo sull’orlo, accosto al mare, un’alta/spelonca coperta di alloro: molte greggi,/pecore e capre di notte vi stavano; un alto recinto/si ergeva all’intorno con massi confitti in terra…/vi dormiva un uomo immenso, che pasceva/da solo le greggi, lontano…;
Con la fortuna del poema e del suo autore, con il passare dei secoli, molte città attraverso le opinioni di scrittori, poeti e storici si fecero avanti per vedersi attribuire la paternità della “spelonca eccelsa”. Avvenne che i versi di Omero furono adattati ora al “Monte Erice e alle sua adiacenti contrade”, ora alle “falde dell’Etna presso gli scogli de’ ciclopi” e il “Porto di Ulisse” rammentato da Plinio (Acitrezza).
Il cappuccino Francesco Perdichizzi nel “Melazzo Sacro”(1692) così narra della grotta “sotto il castello dalla parte di ponente vi è una spaziosa e profonda, capace di 100 uomini, ove si fabbrica polvere e si fa il salnitro, e dalle ossa umane di smisurata grandezza
Una competizione che portò Scheenegans alla fine dell’800 ad affermare: “ma già dove si dice in Sicilia che non stesse Polifemo? Aci-Reale, Catania, Siracusa, Milazzo ciascuna vorrebbe prendere per sé il ciclope accecato..e a quel modo che le città greche si disputarono di aver dato la culla ad Omero” Una contesa che riguarda un luogo unico al mondo in grado di richiamare viaggiatori e curiosi che ancora oggi non si arresta. E’ di qualche mese fa l’ipotesi, alquanto fantasiosa, che anche le Grotte di Pertosa (Salerno) possano aver ospitato l’Antro di Polifemo.
E Milazzo si chiederà qualcuno come è entrata in questa contesa? E da quando la Grotta posta sotto il castello è stata associata alla dimora di Polifemo? Alcune considerazioni sono possibili confortate dalle antiche note di storici e di viaggiatori; altre possono collegarsi alla descrizione scaturente dai versi di Omero.
Narra il Piaggia nella “Illustrazione di Milazzo”(1853), che “teschi ed ossa di giganti essersi trovati in un podere presso San Teodoro, in altro sotto la Trinità, e nella Grotta di Polifemo, sotto il Castello”. Quanto annotato dal Piaggia è riferito in particolare al Padre Perdichizzi e ad August De Sayve, un viaggiatore francese che visitò la Sicilia e Milazzo nel 1821 e nel 1822. Ma non solo questi poiché anche il domenicano Fazello (De Rebus Siculis,1558), Valguarnera (1614), Cluverio (Sicilia Antiqua, 1619) e prima di loro Tucidide e Strabone avevano dedotto che i Ciclopi “abitarono i primi in Sicilia”.
Il cappuccino Francesco Perdichizzi nel “Melazzo Sacro”(1692) così narra della grotta “sotto il castello dalla parte di ponente vi è una spaziosa e profonda, capace di 100 uomini, ove si fabbrica polvere e si fa il salnitro, e dalle ossa umane di smisurata grandezza che qui si sono trovati si fa coniettura che fosse stanza di giganti”.
La grotta è citata anche dal francescano Francesco Napoli (Memorie della Città di Melazzo, 1667), che a proposito dei giganti così scrisse: “come stanziarono nella penisola e nella Piana di Milazzo, ove si veggono molte voraggini dei sassi, e particolarmente quella sotto il castello, ove si fa la polve, crediamo formata da loro stessi…
La grotta è citata anche dal francescano Francesco Napoli (Memorie della Città di Melazzo, 1667), che a proposito dei giganti così scrisse: “come stanziarono nella penisola e nella Piana di Milazzo, ove si veggono molte voraggini dei sassi, e particolarmente quella sotto il castello, ove si fa la polve, crediamo formata da loro stessi… sotto la Trinità si vede un corpo di smisurata grandezza, molte ossa non ordinarii, ed anco nella piana del palazzo che chiamano di Re Giacomo, si hanno ritrovate alcune sepolture a volta con più corpi dei giganti che quantunque al toccarsi si rovinavano….quindi i ciclopi furono dei primi abitatori di Milazzo”.
Il francese August De Sayve nel corso del suo lungo peregrinare in Sicilia (1821-1822) “favellò’’ di molti luoghi della Sicilia ed anche di Milazzo: “…nell’antica Milae, oggi Milazzo, sotto il castello, vi è una spelonca troppo spaziosa, dove si ricoverano gli armenti e le greggie, che appellasi l’antro di Polifemo”. In seguito nell’affermare di non sapere “perché in tale maniera si appelli, con la sua vastità, con la sua rozzezza, col ricovero che presta agli animali”, non mancò un richiamo ai versi “ci desta in pensiero un’imagine dell’antro di Polifemo descritto da Omero…” .
Come già riferito prima August Scheenegans visitò Milazzo nel 1890. Autore di mirabili descrizioni di Milazzo: “una lingua di terra, da principio stretta e appena elevata sopra il livello del mare, sorge a un tratto , e sorgendo s’allarga, si distende, diventa una lunga giogaia di monti …”. Predittive alcune sue valutazioni sull’avvenire della città “…ora è una piccola città , ma è per avere un grande avvenire, perché in pochi anni i vapori inglesi, francesi, e speriamo anche tedeschi, verranno qui a caricare il vino, a allora vi si svilupperà una vita, quale questa costa tranquilla non vide mai da molti secoli…la storia di Milazzo arriva fino alle leggente antichissime della Sicilia. Queste leggende seguono i racconti omerici…la leggenda racconta che greggi di Helios pascolavano a Milae… sotto il castello normanno, fabbricato sopra antichi fondamenti greci, che sovrasta alla moderna Milazzo, era la grotta nella quale Ulisse si ritirò e che oggi vien mostrata e si chiama grotta delle ninfe; alcuni vogliono trasferire colà anche la grotta del ciclope Polifemo…” …”.
Nessun’altro sito tra quelli prima indicati e seguendo i versi omerici, si adatta alla narrazione meglio della grotta di Milazzo: la vicinanza delle isole Eolie (“Lipari dirimpetto a Melazzo), la sussistenza di greggi e capre selvatiche che popolarono la grotta fino al XIX secolo, la vicinanza al mare
Nessun’altro sito tra quelli prima indicati e seguendo i versi omerici, si adatta alla narrazione meglio della grotta di Milazzo: la vicinanza delle isole Eolie (“Lipari dirimpetto a Melazzo), la sussistenza di greggi e capre selvatiche che popolarono la grotta fino al XIX secolo, la vicinanza al mare (“scorgemmo sull’orlo, accosto al mare”), la presenza dell’acqua sin dall’antichità nella zona del Tono e menzionata dal Perdichizzi che a proposito della Chiesa del Tono “ vi è una piccola fonte di perfettissima acqua, oltre diversi pozzi”. Sin qui Mito e Leggenda, della storia più recente e del deprecabile stato attuale tratteremo più avanti.