UN PO’ DI STORIA. Nel Luglio di cento anni fa Milazzo inaugurava il suo primo vero impianto sportivo: un velodromo, anche se va ricordato che Milazzo aveva già il campo di tiro a segno nazionale operante dalla fine dell’800. Fu quindi la passione per il ciclismo e non quella per il calcio a generarne la nascita della struttura che oggi è denominata Stadio comunale Marco Salmeri e che all’epoca era intitolata a Nino Cumbo.
Una struttura avveniristica e rara per quei tempi; in tutta Italia ne esistevano veramente pochi. In Sicilia il velodromo di Milazzo era l’unico impianto e nel resto della penisola possedevano velodromi solo poche regioni: il Veneto ne aveva due, uno a Bassano del Grappa (1922) e uno a Padova (1916). Anche la Lombardia aveva due velodromi quello storico di Milano al Parco Sempione (1914) poi denominato Vigorelli a partire dal 1935 e quello di Crema aperto nel 1922; anche quello di Bologna era stato inaugurato nel 1922, Roma aveva l’Appio (1910), Torino ne vantava uno funzionante dal 1895, Firenze dal 1922. L’unica regione del Mezzogiorno ad avere una struttura per il ciclismo su pista era la Campania con il velodromo di Napoli aperto nel 1923. La rarefazione degli impianti fu anche alla base delle straordinarie presenze di campioni del ciclismo come Binda. Girardengo e altri che animarono per alcuni anni la pista del “Nino Cumbo”.
gli esponenti del fascismo locale non frapposero alcun ostacolo al rapido compimento del velodromo ma furono aperti sostenitori e promotori dell’iniziativa.
A spingere verso la realizzazione dei velodromi furono una serie di circostanze, tra queste la passione per il ciclismo su strada e su pista che già in Italia aveva trovato ampia diffusione. Con l’avvento del Fascismo allo sport nazionale venne riservata una diversa attenzione. Il regime individuò sin dagli inizi nella formazione fisica dei giovani uno degli obiettivi da perseguire e la creazione delle strutture sportive ne fu il conseguente corollario. In Italia la passione per il ciclismo su pista era sbocciata verso la fine dell’Ottocento grazie alle imprese dei fratelli Nuvolari e di Romolo Buni, detto il Piccolo diavolo nero.
La maggior parte delle piste venne realizzata tra gli anni Venti e Trenta del secolo scorso. Successivamente sarà il calcio ad avere il sopravvento, ma solo a partire dagli anni trenta ed anche il velodromo di Milazzo subirà, dopo un periodo di breve abbandono, la trasformazione in campo di calcio.
Si deve alla generosità del commerciante Tommaso Gaetano Mirenda, titolare di un importante deposito di legname e di altri materiali edili sito sin dalla fine dell’800 nella via XX Luglio, la contribuzione decisiva per la fornitura di gran parte del legname necessario alla realizzazione della pista
A Milazzo nel 1924, anno in cui prese corpo la realizzazione del Velodromo dedicato al giovane “Nino Cumbo” (scomparso prematuramente nel 1920 durante l’epidemia di “spagnola”) gli esponenti del fascismo locale non frapposero alcun ostacolo al suo rapido compimento ma furono aperti sostenitori e promotori dell’iniziativa. I Cumbo erano una delle famiglie più in vista e blasonate di Milazzo i cui esponenti sin dal XVIII secolo avevano ricoperto prestigiosi incarichi di governo e nell’amministrazione pubblica a Milazzo, a Messina e non solo. A Messina Cumbo fu nei primi mesi del 1923 il primo Segretario Provinciale dei fasci messinesi; a Milazzo sin dal 1921 i fratelli Francesco e Saverio Magistri avevano assunto un ruolo decisivo nelle battaglie politiche di quegli anni. E’ logico supporre che la concessione demaniale ebbe un’ter rapido e che al suo rilascio in favore di un privato, che poi la trasferì al Circolo Giovanile Sportivo “Nino Cumbo”, non fu estraneo il sostegno del movimento fascista locale.
Si deve comunque alla generosità del commerciante Tommaso Gaetano Mirenda, titolare di un importante deposito di legname e di altri materiali edili sito sin dalla fine dell’800 nella via XX Luglio, la contribuzione decisiva per la fornitura di gran parte del legname necessario alla realizzazione della pista, unitamente a quella del Lo Presti titolare dell’omonima industria molitoria. Tali considerazioni sono suffragate dal fatto che Saverio Magistri nel 1925 dopo le dimissioni del precedente presidente del Circolo Giovanile Sportivo “Nino Cumbo” ne divenne presidente per diversi anni fino al 1929. In tale anno si avviò la guaduale trasformazione del velodromo in campo di calcio. Una storia importante da ricordare, un glorioso passato da onorare; non si può che esprimere plauso e compiacimento per la celebrazione della ricorrenza arricchita dalla minuziosa opera di documentazione curata dal Massimo Tricamo e per il fatto che i vertici della S. S. Milazzo oggi proseguono nella valorizzazione dell’impianto sportivo oggi intitolato al giovane calciatore milazzese “Marco Salmeri” prematuramente scomparso.
Un’ultima notazione merita di essere fatta a conferma della valenza storica del velodromo Cumbo. Dopo cento anni la Sicilia ha un solo impianto funzionante, quello di Noto, in rifacimento quello di Vittoria e in fase di ristrutturazione avanzata il velodromo “Paolo Borsellino” di Palermo e questo nonostante il ciclismo abbia conseguito diversi successi anche in numerose edizioni delle Olimpiadi.
Pino Privitera
Io ho un vago ricordo del velodromo, mi farebbe piacere sapere in che anno è stato smantellato.
Se non ricordo male negli anni 60, o i miei ricordi sono solo di foto viste.
scomparve con una mareggiata ma non ricordo l’anno