UN PO’ DI STORIA. Sono passati 116 anni da quella mattina del 28 Dicembre del 1908 allorquando un catastrofico terremoto distrusse Messina e Reggio. Le notizie dell’ecatombe stentarono a diffondersi ma con il passare delle ore arrivarono le prime conferme sulla immane distruzione e sul gran numero di morti. Gli onorevoli Arigò, Orioles, Perroni Paladini e Nicolò Fulci rimasero sepolti sotto le macerie. Perirono molti assessori e consiglieri comunali di Messina; tra questi anche Petrina, fautore nel decennio precedente della fondazione dei fasci dei lavoratori di Milazzo e mentore politico di Agesilao Bruno.
In provincia e nei paesi del comprensorio di Milazzo la notizia venne diffusa dai carrettieri che recavano a Messina i prodotti agricoli e che tornarono terrorizzati e sconvolti da ciò che avevano visto. Quando dalle macerie venne estratto anche il corpo del deputato Nicolò Fulci, eletto nel collegio di Milazzo, si apri una fase nuova e imprevista per la città.
Fulci era il riferimento politico non solo di Milazzo ma di tutti i comuni che facevano parte del collegio elettorale; era stato eletto per la prima volta nel 1892 e riconfermato in tutte le successive tornate elettorali. I Fulci, originari di Santa Lucia del Mela, erano la famiglia politica più importante di tutta la Provincia; alla famiglia Fulci apparteneva dal 1894 “La Gazzetta di Messina”. La loro Alleanza Popolare sotto la guida di Ludovico Fulci aveva anche vinto le elezioni amministrative del 1900 a Messina. Oltre al capoluogo avevano le loro roccaforti elettorali nel collegio di Francavilla di Sicilia e in molti comuni del distretto di Milazzo.
In realtà i Fulci, pur se vicini alle posizioni di quel socialismo umanitario e legalitario che si ispirava a Garibaldi, erano massoni, abituati a detenere posizioni di potere appoggiando governi di varia natura ma che in qualche modo si richiamavano al ruolo fondamentale della borghesia nello sviluppo sociale. Furono sostenitori della nascita e diffusione delle società operaie che consideravano strutture di partecipazione e di rappresentanza delle classi meno abbienti ma anche strumento utile al procacciamento del consenso elettorale.
Nell’ambito della contrapposizione risorgimentale tra posizioni ideologiche clericali e anticlericali i Fulci in quanto esponenti della massoneria si attestarono convintamente su posizioni anticlericali. Inaspettatamente, per scelta di Giolitti le elezioni politiche si tennero il 7/14 Marzo del 1909 quando erano passati solo due mesi dal terremoto. I Fulci nel tentativo di mantenere il controllo politico su Milazzo e il suo collegio decisero di candidare Ludovico Fulci, fratello di Nicolò perito nel terremoto. Il partito avverso ai Fulci offrì la candidatura al giovane avvocato Giuseppe Paratore, la cui famiglia era originaria di Milazzo, anche se si era trasferita dapprima a Palermo e poi a Napoli nel 1885. A Napoli il giovane Paratore aveva conseguito la laurea in legge nel 1899. Crispi aveva intuito le grandi capacità del giovane Paratore tanto da prenderlo come collaboratore del suo studio, facendone il segretario prediletto e designandolo anche come esecutore testamentario.
Il terremoto colse Paratore a Londra, città che lasciò immediatamente per rientrare a Messina e prestare assistenza a favore dei sopravvissuti. Paratore si era già fatto un nome nel mondo degli armatori ed era capo dell’Ufficio Legale della Navigazione Generale Insulare, la più importante compagnia di navigazione d’Italia, inoltre a Genova era stato tra i promotori del sindacato marittimo italiano che avrebbe poi portato alla costruzione della prima casa della gente del mare. Insomma c’erano tutti i presupposti per una mobilitazione a suo favore di quel mondo di imprenditori, assicuratori, spedizionieri, commercianti e lavoranti che gravitava intorno al porto di Milazzo.
I circoli degli imprenditori del settore marittimo di Milazzo, gli assicuratori e le associazioni dei lavoratori del settore portuale, la Chiesa e il clero si schierarono compatti a difesa del cattolico Paratore
Non lo sapeva ancora Paratore ma qualcuno pensava già che quella sarebbe stata l’occasione buona per scalzare i Fulci dal predominio politico a Milazzo. I circoli degli imprenditori del settore marittimo di Milazzo (Trifiletti, Greco), gli assicuratori e le associazioni dei lavoratori del settore portuale forti di centinaia di associati, la Chiesa e il clero sotto la spinta del vescovo di Santa Lucia del Mela e di quello di Messina d’Arrigo si schierarono compatti a difesa del cattolico Paratore contro Fulci, il mangia preti. Il giolittiano Ludovico Fulci venne sconfitto nonostante il pubblico appoggio di 15 Sindaci del collegio.
Contro di lui risultò determinante l’intervento della Chiesa che mobilitò parrocchie e parroci a favore di Paratore. Ma fu decisivo per la sconfitta quel variegato mondo di interessi che gravitava intorno al porto e ai suoi commerci; ambiente questo nel quale Paratore si muoveva a suo agio e dove godeva di grande prestigio. Per molti anni Paratore venne attaccato sui giornali radicali e socialisti. Nel numero del 14 Settembre 1913 la celebre rivista satirica L’ASINO arrivò a definirlo “un rappresentante dei preti e delle banche” aggiungendo ancora che Paratore “conoscesse Milazzo soltanto … per averlo letto nella storia”.
Elencare gli incarichi ricoperti da Giuseppe Paratore dal 1909 in poi è impossibile in questa sede. Fu sottosegretario all’Industria (Governo Orlando) e alle Colonie (Governo Nitti), ministro delle Poste e Telegrafi (Nitti) e del Tesoro (Facta), Componente dell’Assemblea Costituente, Deputato per sei legislature, Senatore di diritto nel Primo Senato della Repubblica, Presidente del Senato dal 1952, Senatore a vita dal 1957. Aveva padronanza sia dell’inglese che del tedesco al punto da potersi rivolgere in tedesco da Presidente del Senato al Presidente del Bundestag in visita in Italia nel 1953.
In una delle sue ultime visite a Milazzo, il suo antico collegio elettorale, così si rivolse ai giovani studenti che lo avevano invitato: “…non dovete avere paura della vita, diffidate del facile pessimismo predicato da critici incapaci…non dovete temere l’avventura… e studiate. La decadenza della cultura significa l’impossibilità di creare una classe dirigente e senza una classe dirigente non c’è possibilità di progresso e economico e sociale”. Si spense nel 1967. Rimane per gli incarichi ricoperti anche nel campo economico-finanziario il politico più importante del ‘900, capace di attraversare l’epoca prefascista, il fascismo e divenire uno dei protagonisti della prima età repubblicana.
Pino Privitera
Ecco! Queste sono le notizie che devi dare, non quelle mere di cortile solo ed esclusivamente contro il sindaco di Milazzo pro tempore.
Dai tutto in mano a Pino Privitera, senti a me!