UN PO’ DI STORIA. Il 18, 19 e 20 Luglio 1897 furono per Milazzo giorni memorabili. L’occasione venne offerta dalla ricorrenza del XXXVII° anniversario dalla battaglia del 20 Luglio e dalla inaugurazione del monumento celebrativo realizzato nella Marina Garibaldi (Statua della Libertà, opera dello scultore Francesco Greco). Nel discorso inaugurale il monumento venne definito dal sindaco dell’epoca Cav. Gioacchino Bonaccorsi “modesto, come sono modeste le finanze di questo comune”.
In realtà tutto fu organizzato in maniera grandiosa senza badare a spese. L’illuminazione fu affidata al barese Schiavelli che “mutò la via Medici, la Piazza Baele e la Marina Garibaldi in un giardino incantato”. Ospite d’onore della cerimonia fu l’ex Presidente del Consiglio Francesco Crispi, che accettò l’invito rivoltogli dal Sindaco scrivendo: “Accetto il grazioso invito, il 20 sarò costì per festeggiare con la patriottica popolazione di Milazzo uno dei gloriosi giorni della vita nazionale…” (Gazzetta di Messina e delle Calabrie del 14 Luglio 1897). Crispi giunse in treno da Napoli; aveva lasciato da qualche mese la carica di Primo Ministro (5 Marzo del 1896) travolto dalle proteste di piazza dopo la disastrosa sconfitta di Adua durante la campagna d’Abissinia. All’età di 78 anni, dopo la morte di Cavour, Mazzini, Vittorio Emanuele e Garibaldi era l’unico superstite dei grandi artefici del Risorgimento.
Milazzo celebrò l’avvenimento con tre giorni di festeggiamenti tra colpi di cannone sparati dalle navi in rada, sfilate e concerti di bande musicali, corse di cavalli in Marina Garibaldi, gare ciclistiche, regate e serenate a mare, luminarie serali, sontuosi ricevimenti e banchetti, fuochi d’artificio. Reduci garibaldini in camicia rossa pervennero a Milazzo da ogni parte d’Italia e in particolare dalla Sicilia insieme con rappresentanze militari dell’esercito. Il 19 le delegazioni di camicie rosse presenti si recarono al cimitero presso le tombe dei garibaldini caduti. Allo scopo di favorire la partecipazione ai festeggiamenti a partire dal 18 Luglio e fino al 21 la Società per le strade ferrate fissò un prezzo ridotto sulla tratta Milazzo-Messina e su quella Milazzo- S.Agata di Militello. Come riferì il quotidiano messinese “…ciò che impensierisce giustamente tutti noi è la scarsezza degli alloggi. Per fortuna ch’è di estate e una notte passa presto”. In effetti nel 1897 Milazzo aveva solamente poche strutture alberghiere: l’hotel Stella d’Italia (Piazza Mazzini), la locanda Liparota, il centralehotel Genova con annesso ristorante e il Trinacria. Ben poca cosa rispetto alle necessità di quelle giornate.
In rada erano presenti l’incrociatore Lombardia e la corazzata Duilio, per quei tempi quanto di meglio poteva vantare la marina del regno; si ancorarono quanto più vicino possibile alla Marina in maniera da “farsi ammirare nella loro potente bellezza”; il 20 Luglio alle ore 18,00 10 colpi di cannone segnalarono la partenza del corteo dal Municipio. In Marina Garibaldi secondo i resoconti degli inviati dei giornali presenti alla cerimonia erano assiepate oltre cinquemila persone fino alla Chiesa di Santa Maria Maggiore che venne raggiunta durante la cerimonia. Per assicurare l’ordine pubblico erano presenti a Milazzo alcune centinaia di marinai sbarcati dalle navi, soldati dei reggimenti di fanteria di stanza a Messina, guardie municipali provvisoriamente trasferite da Messina.
Alle 20 si tenne il banchetto ufficiale nella grande sala del Palazzo comunale con 120 invitati: gli ospiti sedevano tra il busto del Re e i ritratti di Vittorio Emanuele e di Garibaldi. Presenti il delegato del governo Conte Burraggi, i parlamentari Lodovico e Nicola Fulci, Florena, Cianciolo, il Sindaco di Messina D’Arrigo, Il Presidente del Consiglio Provinciale, i vertici della Magistratura, di Polizia e Reali Carabinieri, Ufficiali di Esercito e Marina, i Presidenti dei più importanti sodalizi della Provincia e di Milazzo, molti rappresentanti della stampa; “…servì personale dell’hotel Trinacria, ma il pranzo venne cucinato da alcuni cuochi giunti da Catania”. Un altro banchetto presieduto ed organizzato dal Cav. Giuseppe De Col (vedi brano pubblicato l’8 Settembre), Presidente del locale Circolo dei reduci garibaldini e delle patrie battaglie, si tenne contemporaneamente al Molo Marullo “nella vasta terrazza dei magazzini generali con oltre trecento coperti”. La notte del 20 Luglio nelle sale del Circolo Duca di Genova si tenne un magnifico ricevimento cui intervenne lo stesso Crispi; le danze si protrassero fino al mattino tra rinfreschi che vennero servitidal Caffè Duilio. La Marina Garibaldi era rischiarata dai fasci di luce proiettati dalle due navi della Regia Marina alla fonda.
La Gazzetta di Messina e delle Calabrie nella 2^ edizione del 21-23 Luglio (vedi foto) “a tutta pagina” diede grande risalto agli eventi di Milazzo; “le vie rigurgitavano di folle immense ed i fuochi d’artificio e l’illuminazione alla veneziana furono splendidi…molti andarono via col vaporino Toscana che fece un servizio per Messina anche con restaurant dopo la mezzanotte e furono circa trecento, moltissimi partirono con due treni speciali delle 2 dopo la mezzanotte… di tutto va dato merito all’Egr. Gentiluomo Sindaco Cav. Bonaccorsi, il quale si moltiplicò, si centuplicò perché tutto andasse bene e tutto andò benissimo”. Crispi, i parlamentari e molti altri ospiti di elevato grado rimasero per la notte a Milazzo in ville e case signorili della città.
Crispi mori a Napoli nell’Agosto del 1901. Negli ultimi giorni della sua vita ebbe un gran da fare il più giovane dei segretari di Crispi, un avvocato che sarebbe diventato deputato (eletto nel collegio di Milazzo), ministro e anche uno dei più vecchi senatori dell’Italia Repubblicana: Giuseppe Paratore, legherà il suo nome alla storia di Milazzo nel XX secolo.
Pino Privitera
Come al solito è acritico. sciatto e superficiale
Bastava leggere discorso di Crispi per capire che tentava di rientrare in politica dopo la batosta africana dell’anno prima che l’autore ignora
Purtroppo per scrivere di storia bisogna studiare la storia e il contesto e non solo recuperare la pagina di qualche giornale dell’epoca!! Storici di questo tipo c’è n’è sono in giro tanti, troppi e inutili
Da mazziniano a convinto monarchico reazionario, in accordo con i latifondisti represse nel sangue le rivolte dei contadini siciliani nel 1883, si senti il Bismarck italiano, con un paese ben lungi dall’essere unito inaugurò politiche neocolonialiste, che culminarono con l’umiliante sconfitta nella battaglia di Adua in Etiopia; tradì la sua terra di origine diventando il primo degli politici ascari.