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giovedì, 26 Dicembre 2024

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Milazzo e l’aeroporto, una chimera che va avanti da quando gli inglesi atterravano a Santa Marina

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UN PO’ DI STORIA. Nella mitologia greco-romana la Chimera era  il mostro con il corpo composto da tre animali,  talvolta era rappresentato alato. Oggi il termine sta per sogno vano, utopico, degradato al rango di pura fantasticheria. A Milazzo improvvisamente ha ripreso  vigore la sempre più vaga  ipotesi dell’aeroporto, una tematica per nulla nuova. Era forse la fine degli anni ’70 – quasi 50  anni addietro – quando il Consorzio ASI guidato allora dal Prof. Giuseppe D’Angelo avanzò l’ipotesi di realizzare l’aeroporto nei  terreni dell’ Area di Sviluppo Industriale che aveva da poco iniziato a realizzare le prime strutture per le piccole  imprese a ridosso della ex SACELIT. Venne anche affidato un incarico per la realizzazione di uno studio di massima. Nella proposta che ebbe qualche risonanza nei giornali dell’epoca, la pista era posizionata tra Pace del Mela, San Pier Marina e Monforte Marina. Se ne parlò per qualche tempo e riaffiorarono le vecchie polemiche sollevate sul finire degli anni ’50  da  coloro che non avevano condiviso  l’arrivo del gruppo Monti con la realizzazione della Raffineria ipotizzando altre e diverse soluzioni  per lo sviluppo di Milazzo.

Nell’Agosto del 1943 i contadini della Piana avevano assistito alla velocissima costruzione delle due piste in terra battuta che consentivano l’atterraggio degli aerei da trasporto e dei caccia  inglesi e americani

Negli anni ’60 allorchè venne avviata la realizzazione della raffineria era ancora vivo il ricordo dei contadini della zona di Parco e di Santa Marina che, nell’Agosto del 1943, avevano assistito alla velocissima costruzione delle due piste in terra battuta che consentivano l’atterraggio degli aerei da trasporto e dei caccia  inglesi e americani. Poi con l’armistizio e prima del Natale del ’43, tutto era finito e i terreni ritornarono  nella disponibilità degli originari proprietari. Erano altri tempi. La Sicilia era uscita appena dalla guerra, una regione in miseria, tutto era razionato, c’era ben altro di cui occuparsi. 

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Negli anni ’90  si  ritornò sull’ipotesi di dotare il territorio della provincia di Messina di una struttura aeroportuale  con diverse ipotesi di localizzazione e  nacquero  consorzi e  associazioni.  Anche il Consiglio comunale di Milazzo nella Primavera del 1990, poco prima delle elezioni amministrative, se ne occupò votando un ordine del giorno per la realizzazione di un aeroporto di terzo livello. Per la localizzazione nel frattempo si era scatenata una vera e propria guerra; zona ASI tra Pace del Mela e Monforte Marina, tra Milazzo e Barcellona con pista a scavalcare l’alveo del Mela (la contrada Camicia di Barcellona nel 1943 aveva ospitato una pista come quelle di Milazzo), nella Pianura tra Torrenova e Capo D’Orlando, ma anche il comune di Caronia si candidò per ospitarlo “per rilanciare il Parco dei Nebrodi”. Fu anche guerra di nomi. Aeroporto della Valle del Mela, del Niceto, di Barcellona-Milazzo, Aeroporto Nebrodi-Eolie. Le cronache riferirono anche della costituzione di una  società  “Aeroporto delle Eolie” impresa mista tra enti pubblici e privati,  con la presenza addirittura di una compagnia aerea, la SIFLY  con sede nel comune di Torrenova.

Non è mancata in questa  lunga storia  la sempre vagheggiata presenza di capitali stranieri dapprima maltesi, poi svedesi, più recenti indiani e da ultimo inglesi.

Nacquero comitati pro-aeroporto ma dopo i propositi iniziali tutto cadde nel dimenticatoio. Anche l’ex Provincia Regionale scese in campo a favore dell’ipotesi dell’ Aeroporto del Mela con l’avvio di studi e di proposte di fattibilità che addirittura portarono alla costituzione di una società consortile denominata “Aeroporto del Mela s.c.a.r.l.” Ma le interlocuzioni avviate con l’ENAC generarono risposte negative. Non è mancata in questa  lunga storia  la sempre vagheggiata presenza di capitali stranieri dapprima maltesi, poi svedesi, più recenti indiani e da ultimo inglesi. Chi portò avanti e con decisione  il disegno di un nuovo aeroporto in Sicilia fu l’ex Presidente della Regione Totò Cuffaro, ma la previsione riguardava la zona di Agrigento e non la provincia di Messina. Cuffaro addirittura giunse a dichiarare in alcune interviste di avere già stanziato una somma per il co-finanziamento; ma anche stavolta giunse puntuale il diniego dell’ENAC e tutto svanì.

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Dopo quasi cinquant’anni dall’affacciarsi delle prime ipotesi, la realizzazione di un aeroporto  in provincia di Messina rimane una mera prospettiva  che mantiene tuttavia il fascino che destarono le prime proposizioni, capace di appassionare e di coinvolgere ancora oggi l’opinione pubblica  non escluse le sue classi dirigenti.  Si deve tuttavia rilevare che la situazione del territorio della provincia non consentiva già nei decenni passati  di avere molte alternative in ordine alle eventuali localizzazioni; oggi l’avvenuta densa urbanizzazione di tutte le aree potenzialmente interessate con la presenza anche diffusa di piccole e medie imprese rende le proposte quasi impraticabili e  insostenibili sotto l’aspetto finanziario. Inoltre il sistema aeroportuale della Sicilia appare oggi ben definito e strutturato con due hub di riferimento centrati su Catania e Palermo e su due strutture aeroportuali complementari (Trapani e Comiso) che ne saturano il bacino di utenza.

Il  recente  rilancio dell’aeroporto di Reggio Calabria con il miglioramento dei collegamenti  con l’area messinese, se valutato  nell’ambito della conurbazione dei  servizi tra le due città affacciate sullo stretto,  sembra ulteriormente restringere e precludere  ogni possibile alternativa. Difficile che solo investitori privati possano sostenere le ingenti somme necessarie  alla realizzazione di un’opera che al momento non appare assistita, così come in passato, da alcun favorevole parere. Il mito in fondo ha accompagnato la storia di questo nostro territorio tra Eolo, Scilla e Cariddi, Polifemo e Ulisse, la Chimera alata che ancor appare di tanto in tanto e che tenta di “atterrare”  fa anch’essa parte del mito e della storia. (Pino Privitera)

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Filippo Calderone
Filippo Calderone
17 giorni fa

Un Aereoporto nella valle del mela se fosse stato realizzato avrebbe decretato la fine per i nostri due aereoporti di Catania e Palermo poiché tutti e due presentano dei problemi di sicurezza ( Catania a causa dell’Etna e Palermo a causa dei venti e della montagna vicina), e Milazzo avrebbe superato

giginolaviatore
giginolaviatore
14 giorni fa

Una pista di 9000 piedi e passa (3km) richiede spese di manutenzione vertiginose perché il tipo di traffico che è in grado supportare necessita di strutture di assistenza che vanno molto oltre la pista stessa e corsie taxi e il terminal. Quindi: sogni. Inoltre una raffineria vicino è un pericolo.

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