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venerdì, 20 Settembre 2024

Fondato da Gianfranco Cusumano

Gaetano Sabatino, l’ebanista che fondo’ nel 1930 il mobilificio più all’avanguardia di Milazzo. Un sogno distrutto dai bombardamenti

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Sono le testimonianze del passato  a raccontare la storia. Tutte le città  ne  sono ricche: chiese, castelli, palazzi nobiliari, rovine delle antiche civiltà. Per le vicende umane è diverso: il passare  del tempo dapprima affievolisce e poi a poco a poco cancella del tutto il ricordo e la memoria delle generazioni che ci hanno preceduto, anche di quelle da cui ci separano solo pochi decenni. Da sempre si sostiene che le  vite, le storie degli uomini  per sopravvivere all’oblio  devono “diventare di carta”, nessuna cosa meglio di una pagina varca il tempo. Una pagina fissa gli sforzi, le fatiche, le battaglie contro le avversità della vita, trasmette affetti, sentimenti, emozioni, mantiene il ricordo dell’arte, della maestria, dell’ingegno dell’uomo.

Fu per questo che Francesco Bacone (1561-1626) limitò solo a tre  “le invenzioni che hanno cambiato la faccia del mondo” ponendovi al primo posto l’arte della stampa.

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Gaetano Sabatino nasce a Milazzo alla fine dell’800 (1898). La città contava allora  poco più di 16.000 abitanti. I Sabatino erano originari di Petralia Soprana(Pa) e si  erano trasferiti a Milazzo dopo la fine del regno borbonico attratti dalle possibilità di lavoro che  poteva offrire. Gli abitanti delle  Madonie  conducevano una vita grama, in una condizione di quasi isolamento   e con l’unica attività rappresentata dalla pastorizia e dall’agricoltura, specie cereali e frumento. Dopo la scuola dell’obbligo il giovane Sabatino iniziò a frequentare come garzone la bottega di un barbiere; voleva  emanciparsi dalla famiglia, era sveglio, curioso, aveva  voglia di apprendere un mestiere per mettersi in proprio. Dopo qualche anno passato a fare l’inserviente  capì  che il futuro da barbiere non gli era congeniale, ambiva a ben altro.

Le rovine del Palazzo Ryolo. La foto è stata gentilmente concessa dal fotografo Giuseppe Cannistrà.

Erano  gli anni che precedettero lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Milazzo era  in gran fermento: anni di grandi iniziative industriali (molini, pastifici, Industrie chimiche e di trasformazioni di prodotti alimentari, saponifici, esportazioni di vini e olio). Scampato alla carneficina della Grande Guerra iniziò a  frequentare la bottega di un ebanista. Milazzo aveva molte  attività collegate alla  lavorazione del legno; esistevano quasi venti artigiani che realizzavano botti e ne  curavano la manutenzione; due fabbriche di botti facevano capo una  alla Famiglia Bruno-Ferrara e l’altra ai Picciolo.

Sabatino si fece strada, era attento, scrupoloso,  apprendeva  rapidamente e dopo pochi anni di pratica fu in grado di suggerire soluzioni nuove e creative per la realizzazione di mobili. Compì quindi il grande passo mettendosi in proprio negli anni trenta subito dopo la fuga d’amore con Anna Trusiano, appartenente a una famiglia di bottai di Milazzo che da generazioni si tramandavano il mestiere.  L’unione inizialmente venne osteggiata dai Trusiano per via della consistente differenza d’età (12 anni). Quando avviò la produzione (1930) quello di Gaetano Sabatino non era l’unico  mobilificio di Milazzo, ma nel giro di pochi anni ottenne riconoscimenti e commesse dalle più importanti famiglie della città.   

La rivalità maggiore era con Scauso, l’altro mobilificio che sorgeva poco più avanti nella stessa Marina Garibaldi ad angolo con la via Riccardo D’Amico. 

La foto degli anni trenta lo ritrae seduto in mezzo a numerosi dipendenti e collaboratori sul marciapiede della via Marina Garibaldi dove era ospitata l’esposizione sita al  piano terra del Palazzo Ryolo. Il laboratorio era nella parte retrostante con accesso dalla via N.Ryolo. I mobili di Gaetano Sabatino si distinguevano per intarsi, per l’originalità del disegno che Gaetano curava personalmente, per la qualità della lavorazione. La produzione spaziava dagli arredi interni, alle cucine, alle scrivanie e librerie, ai piani e tavoli da lavoro, agli infissi sia interni che esterni. Realizzò  anche oggetti d’arredo per il Santuario di Tindari e la vara di  S. Antonio da Padova, custodita nella Chiesetta al Capo di Milazzo. Molti aneddoti  circondano la figura di Gaetano Sabatino; tra questi l’innata eleganza della persona, la gelosia per i disegni e le tecniche di intarsio e incastro. Ad una certa ora del pomeriggio era  solito impartire l’ordine: “ora nisciti tutti fora”, si richiudeva  nel magazzino e senza farsi vedere da alcuno proseguiva da solo nelle lavorazioni più delicate.

La rivalità maggiore era con Scauso, l’altro mobilificio che sorgeva poco più avanti nella stessa Marina Garibaldi ad angolo con la via R.D’Amico.  Scauso era inteso “U seggiaru”; dal suo magazzino nelle festività  e per  le cerimonie più importanti  venivano prelevate dai garzoni le sedie che venivano utilizzate  in cambio di un piccolo obolo nella vicina Chiesa di San Giacomo che allora era il Duomo di Milazzo (cfr. foto di S.Giacomo e Pal.Ryolo negli anni ’20). 

Il sogno di Gaetano Sabatino si infranse nel bombardamento  del 27 Luglio 1943 ad opera degli aerei della RAF; venne colpito  Palazzo Ryolo e distrutto il mobilificio (cfr. foto del fabbricato Ryolo  ancora diruto degli inizi degli anni70). In  attesa del risarcimento per i danni di guerra, che vennero liquidati solo nel 1959,  lasciò Milazzo nello stesso 1943 trasferendo l’attività a Ghivizzano, un piccolo storico borgo della Garfagnana in provincia di Lucca. Quel che rimase della sede di Milazzo venne rilevato da  Pensabene che era il capo della squadra di ebanisti-falegnami che operava nel mobilificio. Elementi della famiglia rimasero comunque a Milazzo anche per via dei rapporti familiari che le sorelle di Gaetano Sabatino avevano allacciato con note  famiglie locali: Foti, Codraro.

L’edificio che ospitava il mobilificio venne ricostruito alla fine degli anni 70.  Con la morte del fondatore avvenuta nel 1963 la conduzione dell’attività passò ai  figli che ancora oggi la proseguono  nella attuale sede di San Colombano Certenoli (Ge). In particolare Nino, uno dei figli si legò molto a Milazzo. Negli anni ’70 realizzò ad opera del costruttore Franco Maiorana la casa nella  “baia o scaro dei liparoti”, località famosa tra i capitani di mare per molti secoli per essere stata  rifugio e salvezza di pescatori eoliani e milazzesi anche per la fonte di acqua affiorante financo sulla battigia.  Tocca oggi a Francesco Sabatino guidare l’azienda fondata dal padre verso i cento anni di attività, traguardo ormai prossimo.

Pino Privitera 

2 Commenti

  1. Storia bellissima ed inedita. Complimenti per i dati che hai inserito Ricordo che mio nonno invece parlava sempre di Scauso che tu citi nell’articolo

  2. Vorrei aggiungere un altro personaggio legato al mondo dei mobili di origine milazzese.Si tratta del signor Formica. A detta di un mio parente, abile ebanista, creo’ un materiale plastico particolare che serviva a ricoprire i manufatti di legno, dando agli stessi un aspetto simile al legno. Il nome che gli diede fu ” fo’rmica” . Lo abbiamo conosciuto tutti ed anche se non impreziosiva i mobili, li rendeva molto attrattivi per via del prezzo che era veramente economico. Sembra che inizialmente la sua scoperta di questo materiale non ebbe molto successo, ma poi un industriale del nord, riconoscendone il valore ne acquisto’ il brevetto. La diffusione della formica fu un successo, tanto che ancora oggi si possono rinvenire dei mobili con questa caratteristica. Cosa ne sia stato del signor Formica non saprei, ma ancora oggi nella mia casa di mare tengo un tavolino, che faceva parte della, insieme ad altri oggetti simili, della nostra cucina.

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