UN PO’ DI STORIA. Era il 26 Marzo del 1782 quando il vicerè Caracciolo, in esecuzione del decreto del 16 Marzo 1782 dl Re Ferdinando III, prese possesso della casa dell’abolito Sant’Uffizio, ubicata nel Palazzo Steri di Palermo. Ordinò che venissero bruciati tutti i documenti. Il falò avvenne il 27 Giugno del 1783 e con esso andarono in fumo tutti i documenti che potevano accusare i membri dell’apparato inquisitoriale in Sicilia, forse anche quelli che avevano operato a Milazzo. Già perché il Sant’Uffizio è esistito pure a Milazzo ed ha operato anche nel suo circondario con delegati e familiari associati.
L’organizzazione dell’ Inquisizione è rimasta ammantata nel massimo segreto e le poche notizie esistenti provengono dalle fonti spagnole. In certi periodi tra il XVI e il XVII secolo vi fu una vera corsa a porsi sotto il mantello protettivo del Sant’Uffizio per godere “tutte le immunità come clerici” e il Vicerè Marc’Antonio Colonna non esitò ad affermare che tra gli ufficiali e familiari del Sant’Uffizio “erano todos los ricos, nobles y los delinquientes”.
Il Tribunale dell’Inquisizione di Milazzo ebbe sede alla Chiesa dei Domenicani fondata nel 1538 e ampliata dopo con il convento (oggi Chiesa del SS. Rosario al Borgo di Milazzo ).
Il Tribunale dell’Inquisizione di Milazzo ebbe sede presso la Chiesa dei Domenicani fondata nel 1538 e ampliata dopo con il convento (oggi Chiesa del SS. Rosario al Borgo di Milazzo sulla Via San Domenico). Una fonte autorevole, Giuseppe La Rosa Coppolino (1785, la data del manoscritto), ne riferisce nella sua “Memoria sulla antica origine e costruzione di Milazzo” e così narra: “Il tribunale del Santo Uffizio tiene ancora in detta città un Commissario Ordinario colla sua corte con dodici familiari nobili e colla giurisdizione sopra i Procommissari del Distretto di Milazzo per giro di 24 miglia” .
I Domenicani si distinsero per la repressione del dissenso, per la vicinanza con le autorità e per la capacità di servire e far da scudo a violenze e soprusi che spesso nulla avevano a che fare con la fede. I componenti dei Tribunali, con la scusa di dover reprimere la devianza e l’eresia, di fatto godevano di speciali prerogative e immunità che spesso furono utilizzate per seminare il terrore anche presso gli altri ordini: Agostiniani, Francescani, Frati Minori, Paolotti videro predicatori e teologi dei loro ordini colpiti dagli strali del Sant’Uffizio.
Restano scolpite le parole del segretario del Vescovo di Patti, il poeta Argisto Giuffredi, che svolse le funzioni di notaio del Tribunale dell’inquisizione di quella città, che consigliava ai suoi figli “non curarvi di entrar troppo in sacrestia, né di mettervi a fare lo speculativo, né disputar di queste faccende…; ma a chinar il capo e insieme la mente, a credere a chius’occhi quello che crede la Santa Chiesa Cattolica Romana … e guardatevi dal mormorar di religiosi, né per qualsivoglia cosa cattiva che di loro udiste o vedeste…” . Per quanto riguarda i rappresentanti del Sant’Uffizio nel Distretto di Milazzo si ha notizia (Anno 1561, Arch. Medinaceli Siviglia) di “familiari e di uffiziali a San Felipo, Sancta Luchia, Monforte e San Per de Monfort”.
Dei titolari di cariche nel Tribunale di Milazzo Padre Francesco Perdichizzi riferisce nel suo Melazzo Sacro (scritto verso la fine del 1600) “dell’Arciprete D.Ioan. Maiolino Commissionario del S.Uffizio, di D.Tommaso de Libreriis, Commissario ordinario dell’Inquisizione e Procuratore della Chiesa di Antonio da Padova al Capo di Milazzo e di D.Paolo Siragusa, tenente del Notaro della Inquisizione, e preposto nell’anno 1662 alla Chiesa di S.Ermo, poco dopo la porta del Capo”.
PINO PRIVITERA