Il Coordinamento del Centro Sinistra di Milazzo «manifesta disappunto» nel leggere le cronache locali «e manifesta sconcerto» nell’apprendere che si continua a cambiare idea sulla futura collocazione del Pronto soccorso di Milazzo e quindi quale parte dell’Ospedale ristrutturare. Le nuove indiscrezioni parlano della realizzazione del nuovo reparto d’emergenza non nell’ex reparto di psichiatria che oggi ospita gli ambulatori, come stabilito un mese fa dal nuovo commissario dell’Asp Giuseppe Cuccì, ma di fronte all’attuale ingresso, nei locali che ospitano gli uffici della direzione sanitaria. Una scelta che modificherebbe anche l’ingresso principale (trasferito sulla via Grazia) e la fruizione generale della struttura ospedaliera. L’attuale parcheggio a ridosso dell’ingresso principale, ad esempio, sarebbe riservato solo alle ambulanze e a coloro che devono accedere al pronto soccorso. Una ipotesi ancora al vaglio ma in fase di valutazione.
La scelta modificherebbe anche l’ingresso principale ,trasferito sulla via Grazia, e la fruizione generale della struttura ospedaliera
«Questo significa che i lavori sono ancora tutti da inventare e programmare – si legge nella nota – In tutto questo rimane ancora chiuso il Pronto soccorso dell’Ospedale di Barcellona e quindi tutte le difficoltà che affrontano i cittadini, nell’accedere alle strutture delle due cittadine, restano immutate. A cosa è servito inviare un nuovo, l’ennesimo, Commissario a dirigere l’Azienda Sanitaria della Provincia di Messina se poi non gli si danno reali poteri decisionali per far funzionare al meglio la Sanità nei nostri territori? Chiediamo, ancora una volta rispetto per i cittadini e certezze su cosa i vertici della Sanità Regionale hanno deciso per questo nostro comprensorio nell’indifferenza dei Sindaci del Distretto Socio-Sanitario 27 che, finora, non hanno ritenuto far sentire forte la loro voce a difesa della Salute pubblica.
Ci permettiamo di ricordare a tutti coloro che hanno enormi responsabilità per non aver fatto o per aver fatto male ciò che era loro dovere istituzionale nell’essere al servizio dei cittadini, che esiste ancora l’istituto delle dimissioni».