L’ipotesi di realizzazione di un aeroporto intercontinentale a Milazzo fa sognare tanta gente, ma c’è chi invece di far “volare” la fantasia preferisce preferisce mantenere i piedi saldi per terra e vedere le cose con maggiore praticità. Uno di questi è il dottore Peppe Falliti, referente provinciale dell’Associazione medici ambientalisti. Falliti dopo avere ascoltato le dichiarazioni di Fabio Bertolotti , ceo di La Sciara Holding Lts, rilasciate alla trasmissione “Tale figlio, Tale Padre” di Radio Milazzo condotta da Leonardo Cusumano con il supporto di Gianfranco Cusumano, direttore di Milazzo 24, (ASCOLTA QUI) ha elencato tutte le motivazioni che – a suo giudizio – impediscono la realizzazione della struttura.
Falliti esordisce citando il “Il “Piano Nazionale Aeroporti” il quale non prevede alcuna struttura aeroportuale nl comprensorio di Milazzo. Addirittura il 21marzo scorso il presidente dell’Enac (Ente nazionale che regola il settore) «accennava, semmai, ad un aeroporto ad Agrigento. Indica l’aeroporto di Catania come quello con “potenzialità di sviluppo”, precisando che occorre “efficientamento degli aeroporti esistenti, evitando di prevederne di nuovi. In Sicilia ci sono 6 aeroporti civili e 2 militari con una capacità, quindi, limitata di “airside” cioè spazio aereo», sottolinea il medico.
Poi entra nel dettaglio del progetto. «Un aeroporto Intercontinentale – spiega Falliti – ha un’area media di non meno di 20-25 km2 quando la stessa Milazzo ha un’area di 24 km2! Un’area ancora più vasta sarebbe da destinarsi alle infrastrutture connesse. tra l’altro gli aeroporti intercontinentali italiani distano dalle città più vicine almeno 10 km».

Falliti è preoccupato anche dell’inquinamento. «L’aeroporto internazionale di Catania ha più di 150 voli a settimana ma l’aeroporto Intercontinentale più piccolo d’Italia (Venezia) ha 128 voli al giorno! Figuriamoci gli inquinamenti acustico ed atmosferico – sottolinea – gli aeroporti Intercontinentali italiani gestiscono una media di 30 milioni di passeggeri per anno con esigenze di infrastrutture ed integrazioni intermodali (cosiddetto “landside”) che il nostro territorio non ha a meno che non vengano rase al suolo intere città dell’hinterland tra Barcellona e Villafranca».
Falliti non utilizza mezzi termini. Secondo lui il progetto comporta: Distruzione del territorio residuo; Fine di alcune attività agricole ed artigianali; Aumento degli inquinamenti acustico ed atmosferico (voli ed incremento traffico); Trasformazione totale e perdita delle vocazioni del territorio; Ulteriore pericolo di disastri ambientali per la presenza di polo industriale ad elevato rischio
L’aeroporto doveva essere costruito tanti anni fa ma è stata preferita la raffineria,con tanti posti di lavoro ed altrettante famiglie malate causa odori molesti scaricati nelle ore notturne. Paghiamo le scelte politiche e le accise alte un bel riconoscimento sulla pelle altrui
Credo che molto strumentalmente tu ti sia dimenticato di citare la Centrale di S.Filippo e le fabbriche della zona industriale. Il giudizio storico sulla presenza della raffineria lo lascio a chi ora si lamenta ma è stato il primo ad abbandonare la terra per il posto fisso. Ipocriti!!!
Quali analisi epidemiologiche su aree aeroportuali ha condotto tale dottore?Sarebbe altresì opportuno che le sue considerazioni rimanessero in ambito medico senza lanciarsi in risibili analisi ingegneristiche che non sono di sua competenza.E’ notorio il suo allarmismo molto spesso ingiustificato