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giovedì, 26 Dicembre 2024

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Milazzo, San Francesco di Paola nella storia: tra devozione e campane…miracolate

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Quello della processione di San Francesco di Paola, il Santo Patriarca dei Padri Minimi, è un appuntamento tra i più cari alla città (SEGUI LA DIRETTA SULA PAGINA FACEBOOK DI MILAZZO 24) . Una ricorrenza nella quale si combinano con grande partecipazione di popolo fede e folclore, tradizione e memoria. Memoria che si tramanda da secoli tra personaggi e famiglie nobiliari, molte delle quali estinte, che hanno reso monumentale e imponente l’opera del Santuario issata sull’antico colle di San Biagio a partire dal 1464. Anche la leggenda collegata ai miracoli e all’opera del Santo diffusasi con lo sviluppo della nobile ed antica MELAZZO, ha mantenuto intatto il suo fascino fino a legarsi con le traversie, il lavoro e le fatiche della gente di mare di cui S. Francesco di Paola è divenuto Patrono.

La processione è sempre religione ma in questo caso, connessa com’è con la storia della città, è diventata tradizione popolare, consuetudine   che si tramanda di padre in figlio. Rispetto alle processioni di mezzo secolo addietro qualcosa è cambiato: quasi scomparse le confraternite, rare le vesti indicative di una particolare devozione, l’aspetto esteriore connesso all’evolversi delle mode e dei costumi. Rimane tuttavia intatto quel profondo legame tra la ricorrenza e la memoria  popolare, un evento che annulla differenze sociali, capace di cancellare distacchi, superare incomprensioni, rigenerare legami.

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Devoti di San Francesco di Paola durante una processione degli anni ’70 (Foto Giuseppe Cannistrà)

Per quanto riguarda il rapporto della città  di Milazzo con il Santo Paolano occorre dire che è stato da sempre caratterizzato da specialità e che nel tempo  giurati e nobili della città si posero al servizio per la “fabbrica del convento e della chiesa  spinti  dalla Santità del Fondatore e dalle meraviglie e prodigi”. Oltre ai “miracoli”  del pozzo d’acqua dolce e dello stiramento della trave più corta, che sono tra i più noti, ve ne sono  altri descritti dal Sacerdote Cappuccino Francesco Perdichizzi nel suo Melazzo Sacro. Vi sono pure “due campane miracolate, la seconda fu lasciata da un vascello che la conduceva, e richiesta dal Santo gli fu negata. Ma il vascello per tre volte, che partisse dal porto, non potè mai eseguire il suo viaggio, se prima non consegnò la campana per servizio del convento”.

Sulla facciata del Santuario è rimasta conficcata una palla di cannone miracolosamente inesplosa risalente alla battaglia garibaldina del XX Luglio 1860

Statue e arredi furono donate dalla famiglia Ventimiglia di Geraci che a quei tempi vantava un possente edificio proprio sotto la Chiesa, così come le 9 cappelle  “furono patronate e donate dalle famiglie  nobili ed antiche della città”.  Sempre il Perdichizzi a proposito del convento e della sua privilegiata posizione così si esprime (1696 circa) “ha una deliziosa prospettiva, essendo sopra il colle da dove tiene il porto di sotto, e gode l’uno e l’altro mare di Levante e Ponente e della parte di Mezzogiorno tutta la piana descritta”. Riferisce Francesco Napoli nelle Memorie della Città di Milazzo (1667) che il Beato Padre, giunto a Milazzo il 4 Aprile del 1464, “…è stato annoverato per segno di gratitudine dei milazzesi per avvocato e protettore particolare nell’anno 1616” e che nel convento nel Novembre del 1622 “… albergò il Principe Emanuele Filiberto, vicerè di Sicilia e Generale del Mare per la Maestà di Filippo IV di Spagna”.

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Oggi il Santuario di San Francesco di Paola, nella parte alta della città, sotto il borgo, ma entro le fortificazioni del vecchio quartiere spagnolo, circondato d’ogni lato da Chiese (San Rocco, Immacolata, San Gaetano, San Domenico, SS.Salvatore) tra i resti degli antichi  edifici pubblici  come quello dei Vicerè di via D.Rodriquez  continua a “segnare” la salita alla cittadella fortificata come presidio di fede, ma con il fascino della storia e della sua monumentale e secolare presenza; la palla di cannone conficcata nella facciata posteriore, miracolosamente inesplosa, compendia fede e storia quale vestigia della battaglia del XX Luglio 1860.

Pino Privitera

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