In Sicilia i ricci di mare rischiano di scomparire. Anche se un piccolo segnale di speranza giunge dall’Area Marina protetta di Capo Milazzo. È quanto emerge dalla ricerca del “Monitoring Paracentrotus – Mopa, occhio ai ricci”, il progetto, finanziato dai fondi europei, coordinato dal dipartimento scienze della terra e del mare dell’università di Palermo con la responsabilità scientifica della professoressa Paola Gianguzza.
I risultati sono stati presentati a Palazzo dei Normanni dopo delle analisi eseguite nei fondali nelle aree marine protette, partner del progetto, di Capo Gallo-Isola delle Femmine (Pa), Capo Milazzo (Me), Isola di Ustica (Pa), Plemmirio (Sr) e Isole Ciclopi (Ct). Il ‘Paracentrotus lividus’ è considerato, sin dall’antichità, uno dei frutti di mare più ricercati per la delicatezza delle sue gonadi e da sempre ha un importante ruolo commerciale.
«In tutte le Amp monitorate si registra una riduzione drastica di questo invertebrato marino protetto dall’Unione Europea – spiega a Milazzo 24 Giulia Visconti, direttore dell’Area Marina Protetta di Capo Milazzo – al di fuori di queste aree la percentuale è vicina allo zero. Rispetto alle altre aree protette, nella nostra c’è una presenza maggiore grazie alla tutela effettuata dalla nascita. La peculiarità di Milazzo è che sono stati osservati i giovanili di riccio di pochi anni, il che significa che la popolazione di Milazzo potenzialmente sta crescendo in sicurezza grazie ai divieti e controlli puntuali». Dall’entrata in vigore della legge del 2005 che tutela questa specie non erano mai stati effettuati monitoraggi continui ma una tantum in alcune zone della Sicilia.
«Abbiamo campionato solamente 48 Paracentrotus lividus e 38 Arbacia lixula tra giugno e ottobre – aggiunge la professoressa Paola Gianguzza – Questo ci fa riflettere sul fatto che debbano essere attivate nuove misure di sorveglianza in quanto il Paracentrotus è una specie edule di grandissimo valore economico nonostante alcuni prelievi illegali sono stati anche registrati all’interno delle Aree Marine Protette».
A Milazzo la taglia media rilevata è quella “giovanile”, questo significa che l‘Area marina protetta risponde bene perché recluta le “nuove generazioni”.
A Milazzo, però, c’è un piccolo sussulto. «In un quadro desolante – riprende Visconti che ha partecipato al convegno palermitano con un intervento su “Il ruolo delle Amp nella gestione delle risorse ittiche” – la popolazione media di ricci nell’AMP è di 1,3 esemplari per metro quadro, tra le più alte tra le AMP monitorate». Lo studio ha previsto anche la misura della taglia media per stimare anche l’età. A Milazzo la taglia media rilevata è quella “giovanile”, questo significa che l‘Area marina protetta risponde bene perché recluta le “nuove generazioni”.
Fenomeno che interessa anche la fauna ittica. «La biodiversità vista come numero di specie di pesci e taglia di ogni specie sta aumentando a Capo Milazzo, perché è stato registrato un numero sempre crescente di tipologie di pesci, e vengono osservate sia i giovanili sia adulti», conclude Giulia Visconti. Al convegno dell’Ars era presente il deputato del Pd Nello Dipasquale che ha pronto un disegno di legge per attuare il piano di gestione della pesca dei ricci come già previsto dal 2019.
Non solo ricerca scientifica ma anche memoria storica. Durante il progetto «sono stati inoltre comparati i dati raccolti in campo con la Local Ecological Knowledge (Lek) – spiega Visconti – una tecnica che usa la memoria storica dei pescatori e di altri stakeholder attraverso delle interviste. Siamo partiti proprio da loro per ricercare i punti in cui i pescatori e i locali si ricordavano essere maggiormente presenti questi specie; successivamente abbiamo agito entrando in campo con immersioni nelle Amp e sovrapposto i risultati su Gis». Questo ha permesso di valutare storicamente come è cambiata la popolazione di ricci e il loro consumo da parte della comunità.
Il progetto MO.PA. sottolinea quindi l’urgenza di un’azione coordinata per preservare il riccio di mare e la biodiversità marina, mettendo in guardia sulla necessità di misure immediate per proteggere questa specie cruciale per l’ecosistema e l’economia locale. In coordinamento con la Regione, la Rete delle AMP siciliane e il coordinamento scientifico dell’Università di Palermo e dei partner tecnici è prevista la continuazione del monitoraggio e valutazione della risorsa per portare avanti la corretta redazione del piano di gestione del riccio di mare.