È incredibile come nello stesso istante in cui si stia ripulendo dopo anni di incuria uno degli spiazzi più suggestivi di Milazzo – quello che si affaccia sulla porta delle Isole del Castello – in un’altra zona della stessa città, si sia compiuto un crimine contro un panorama mozzafiato come quello della Manica.
Per alcuni, il cestino per le deiezioni dei cani, messo in quello specifico punto, è un segno di civiltà contro gli incivili che lasciano defecare i propri cani ovunque.
Per me è semplicemente un oltraggio alla bellezza del luogo.
Già immagino il turista scattarsi la foto ricordo con un braccio attorno al partner e l’altro braccio sul cestino-porta-cacca. Semmai ci arrivasse il turista, non esistendo alcun cartello che valorizzi il percorso che dalla Ngonia sale fino in cima. Ma questa è un’altra storia.
Ci sono segni di civiltà, vera o presunta, che attentano alla bellezza dei luoghi. E l’abitudine di vederli lì ha sottratto a chi abita quei luoghi la possibilità di tornare a vedere la bellezza di piccoli scorci quotidiani.
Un po’ come il container dell’isola ecologica alla vecchia pescheria, in pieno centro storico.
O le assi fatiscenti del palischermo San Tommaso a San Papino.
O i resti della discoteca Le Cupole. O volendo crescere di intensità, lo stadio, il palazzetto, il tiro a segno di Ponente – di cui finalmente ci sbarazzeremo – che per decenni hanno diviso la città dal mare, ostruendo la vista dell’orizzonte. E forse è proprio di nuovi orizzonti, quello di cui Milazzo avrebbe bisogno.
Luca Formica