Perché non ho detto no è il tiolo del nuovo libro del milazzese Felice Oteri, disponibile su Amazon. Si tratta di un manuale per imparare a dire no senza sensi di colpi. Sul lavoro e nella vita. Sarà presentato domani, sabato 14 dicembre, alle 18,30, nella biblioteca comunale del Comune di San Filippo del Mela, in via Garibaldi. Interverranno il sindaco Gianni Pino; Antonella Cavallaro, presidente della Fidapa Merì – Valle del Mela; la docente Katia Trifirò; Chiara Luca, giornalista e psicologa e la giornalista Nadia Maio in qualità di moderatrice. Da 30 anni Felice Oteri è un coach specializzato nella formazione professionale con esperienze in tutta Italia.
«Mi sono reso conto, lavorando come formatore e coach, che molte persone fanno una fatica tremenda, nel riuscire a esercitare il diritto di rifiutare una richiesta – spiega Oteri a Milazzo 24 – Tutto questo sembra essere legato a fattori di tipo educativo e sociale, che ci inducono a provare senso di colpa o timore di non essere accettati quando manifestiamo con sincerità i nostri pensieri e sentimento. È chiaro che il problema non è solo pratico, ma emotivo: c’è un senso di colpa che blocca. Ho voluto creare uno strumento pratico per affrontare questa difficoltà e aiutare chiunque a ritrovare la propria voce».
Qual è l’errore più comune che le persone commettono quando cercano di dire di no? «Molti cercano di giustificarsi troppo o di mentire per evitare conflitti. Questo spesso rende il “no” poco credibile o più difficile da accettare per l’altra persona. La chiave è essere chiari e diretti, ma anche gentili. Il senso di colpa ci fa percepire il nostro “no” come un rifiuto della persona, non della richiesta. Questo innesca un conflitto interiore, dove ci sentiamo egoisti. Ma è importante capire che dire di no non significa essere scortesi o insensibili.”
Il libro si rivolge sia ad un contesto personale che professionale. «Ho cercato di includere esempi e strategie molto utili sia nella sfera personale, come con amici o familiari, sia in quella lavorativa, dove dire di no può risultare ancora più complesso».
Oteri approfondisce la tecnica del “no positivo” e delle tecniche per allenarsi a dire no gradualmente. «Bisogna iniziare con empatia, spiegare il motivo del rifiuto e, se possibile, proporre un’alternativa. Ad esempio: ‘Capisco quanto sia importante per te, ma purtroppo non posso occuparmene questa volta. Forse possiamo valutare un’altra opzione insieme». Si inizia con piccoli rifiuti in situazioni a basso rischio, come dire di no a un invito non urgente. Col tempo, aumenta la tua sicurezza per affrontare situazioni più delicate».
Come si può affrontare la paura del giudizio altrui quando si decide di dire di no? «La paura del giudizio nasce spesso dalla nostra insicurezza. Ricorda che chi ti vuole bene ti apprezzerà per la tua onestà. Concentrati sui benefici che derivano dal rispettare e far rispettare i tuoi confini personali, poiché sono essenziali per proteggere il nostro benessere emotivo e la nostra autenticità, piuttosto che sul timore delle reazioni altrui. Un no ben detto può migliorare una relazione perché dimostra rispetto per i propri confini e promuove una comunicazione chiara. Ecco un esempio pratico:
Anna e Marco sono amici da anni. Marco chiede ad Anna di aiutarlo a organizzare un evento durante il fine settimana, ma Anna ha già programmato di dedicare quel tempo a rilassarsi dopo una settimana stressante. Anna potrebbe dire:
“Marco, ti ringrazio per aver pensato a me per aiutarti con l’evento. Tuttavia, questo fine settimana ho bisogno di tempo per me stessa per ricaricarmi. So quanto questo evento sia importante per te, quindi posso darti una mano durante la settimana se c’è qualcosa che posso fare in anticipo.”
Perché funziona? “Funziona per 4 ottime ragioni: Rispetto reciproco: Anna non dice un “no” secco, ma esprime chiaramente i suoi limiti, senza lasciare Marco con dubbi o risentimento. Alternativa propositiva: Offre un’alternativa che dimostra la volontà di aiutare, ma nei limiti delle sue possibilità. Trasparenza: Anna è onesta riguardo ai suoi bisogni, evitando il rischio di sentirsi sopraffatta o di covare risentimento se avesse accettato controvoglia. Migliora la fiducia: Marco impara che può contare su Anna per una risposta autentica e non per una disponibilità forzata. Questo approccio, in definitiva, aiuta a mantenere la relazione equilibrata e rispettosa, creando uno spazio in cui entrambe le persone si sentono ascoltate e valorizzate.”
Oteri parte da esperienze personali. Da giovane tendevo ad accettare le richieste che mi venivano fatte per tutti quei motivi che sappiamo, in particolare due: paura di deludere gli altri e il bisogno di approvazione. Vogliamo essere accettati, apprezzati, e temiamo che un “no” possa compromettere il rapporto con gli altri. Quando ho preso consapevolezza che questo mio atteggiamento mi procurava insoddisfazione, ansia e talvolta irritazione, ho capito che dovevo e potevo sviluppare un cambiamento. Ho imparato a dire di no iniziando a mettere in chiaro le mie priorità e a comunicare i miei confini con sincerità. È stata una svolta per la mia carriera e il mio benessere.”
Il libro è scritto sotto forma di work-book. che trasforma la lettura in un’esperienza attiva. Invece di limitarsi a leggere concetti teorici, il lettore, applica immediatamente ciò che apprende,
Il libro esplora anche il tema dell’intelligenza emotiva. «Il tema del “no” ben detto si lega strettamente all’intelligenza emotiva, che è fondamentale per gestire le relazioni interpersonali in modo sano e costruttivo. Un libro che esplora temi simili, come l’importanza dei confini personali e della comunicazione empatica, non può non includere riflessioni sull’intelligenza emotiva.”
Il libro è scritto sotto forma di work-book. «Un work-book trasforma la lettura in un’esperienza attiva. Invece di limitarsi a leggere concetti teorici, il lettore, applica immediatamente ciò che apprende, attraverso esercizi, riflessioni e attività, quindi può mettere in pratica nuove competenze. Inoltre rende il libro uno strumento personale, dove gli spazi per scrivere risposte, annotazioni o completare esercizi fanno sì che il libro diventi un vero e proprio “diario di bordo” per una crescita consapevole, con l’obiettivo finale di sentirsi più felici. Sempre. Sia nella vita privata che quella lavorativa – professionale”.