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martedì, 5 Novembre 2024

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Il personaggio più influente della Milazzo del XIX secolo? Il “controverso” magistrato Giovanni Cassisi. Ecco chi era

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UN PO’ DI STORIA. Dovendo dare una risposta su chi sia stato il personaggio più influente e rappresentativo della Milazzo del XIX secolo la scelta non può che ricadere su Giovanni Cassisi, magistrato e ministro del Re Ferdinando II per gli Affari di Sicilia nel decennio 1849-1859.  Narra lo stesso Cassisi:  “il 22 Maggio 1859 morì Re Ferdinando II e 17 giorni dopo, il 9 Giugno 1859 cessai dal mio ministero”. 

Cassisi era divenuto Ministro il 26 Luglio 1849, e nelle memorie pubblicate nel 1861, convinto che la storia dei “vincitori” non lo avrebbe assolto, così dichiarava: “…io narrerò brevemente le cose più notabili che furono operate o iniziate in quel decennio … i contemporanei e i posteri ne giudicheranno, se la verità e la giustizia non son fuggiti dalla terra”.  La sua figura rimane ancora oggi controversa, pesa il fatto che nei primi decenni dell’unità d’Italia il giudizio degli storici era unanimemente indirizzato a celebrare l’epopea garibaldina che aveva prodotto il collasso della monarchia borbonica  e la nascita dello stato unitario. Cassisi divenne ministro dopo la fine della rivoluzione del 1848; periodo caratterizzato in Sicilia da toni drammatici non solo per la repressione poliziesca ma anche perché l’isola era al collasso economico- finanziario. In tale situazione iniziò il  ministero del Cassisi spesso costretto a perorare la causa di provvedimenti impopolari come la reintroduzione della tassa sul macino abolita con la rivoluzione del 1848.

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Giovanni Cassisi

L’opera del Cassisi fu principalmente indirizzata al riordino e al risanamento dell’amministrazione civile, ma non solo. Egli  ampliò il c.d. “porto franco” di Messina  conseguendo di far tornare i navigli esteri attratti dal “favore del deposito e dalla libera riesportazione”. Un beneficio che ebbe ricadute anche sull’economia di Milazzo da dove proveniva buona parte delle derrate imbarcate. Tale situazione creò i presupposti per la stessa visita del Re, avvenuta nel 1852. Cassisi era  giurista eccelso e in breve tempo i provvedimenti varati per la Sicilia riguardarono il riordino del demanio pubblico sulle  spiagge usurpate dai privati; il ripristino dei catasti avvenuto nel 1853 dopo che gli stessi erano stati distrutti nei moti del 1848; la possibilità di realizzare nuovi mulini lungo le sponde dei fiumi entrati anch’essi a far parte del demanio pubblico;  il riordino del servizio postale e della rete telegrafica con la stesa  di 700 miglia di fili elettrici “mettendo capo a Messina … e con due corde sottomarine immerse nello Stretto di Messina  per rannodarle ai fili elettrici di terra ferma…”. Cassisi mise mano alla sistemazione dei porti con l’acquisto, ad opera del  Real Patrimonio,  della prima “draga a vapore” venuta dalla Francia,  che  operò “nei lavori di nettamento nei porti di Palermo, Messina, Trapani e Milazzo”.

Reca la sua firma il Regio Decreto n. 690 con cui il villaggio di San Filippo, a decorrere dal 1 Gennaio 1854, “segregandosi” da Santa Lucia, venne elevato a “separato municipio con propria amministrazione”.  

A Milazzo nel decennio venne completata la prima parte del molo Marullo con notevole “benefizio de’ produttori e commercianti” per le navi che vi giungevano da ogni parte. Narra  il Cassisi che il Comune si dotò per primo in Sicilia di un proprio “sandalo” (una piccola draga) per curare in ogni stagione il nettamento del porto”.  Sotto il decennio di Cassini furono realizzate circa 380 miglia di strade (570 km. secondo le misure vigenti per quei tempi) con notevoli interventi per il completamento delle carrozzabili che da Milazzo conducevano  verso Messina e Palermo; si videro in quegli anni (ogni provincia ne possedeva uno) i primi “cilindri di ferro fuso comprimenti per la consolidazione delle strade”. Cercò di mitigare, ma non sempre vi riuscì, gli eccessi della polizia borbonica guidata dal famigerato Maniscalco. Reca la sua firma il Regio Decreto n. 690 con cui il villaggio di San Filippo, a decorrere dal 1 Gennaio 1854, “segregandosi” da Santa Lucia, venne elevato a “separato municipio con propria amministrazione”.  Le rimostranze dei luciesi contro la nascita del nuovo comune durarono per oltre 70 anni e ancora nel 1927 il Podestà Sindona chiedeva la revoca del decreto (cfr. Privitera-Celi “La promessa del legionario”, 2020). Sappiamo come andarono i fatti d’arme nella battaglia di Milazzo tra i garibaldini e le truppe borboniche. La sera del 20 Luglio “le diverse autorità come il Presidente del Comitato funzionante da Sindaco, altri membri del comitato, il cancelliere comunale, il giudice e parecchi cittadini erano in città all’entrata dei gloriosi garibaldini … la massa però della popolazione era al capo ignara di tutto e sia della presenza dell’immortal dittatore ed era naturale il trovarsi deserte e chiuse la più parte delle case e delle botteghe…” (da una lettera del 30 Luglio 1860 di Francesco Carlo Bonaccorsi a D.co Piraino in  “1801-1864 Domenico Piraino” di Girolamo Fuduli, Lombardo Edizioni, 2017).  Le voci già si rincorrevano sulla resa dei borbonici e “dai paesi vicini si accorse al saccheggio come a pubblica festa; si proclamava essere tutta roba di lealisti…”(cfr. sempre dalla lettera di F.C. Bonaccorsi a Piraino). Iniziava il saccheggio che avrebbe visto il Palazzo Cassisi distrutto in ogni sua parte. 

Milazzo alla fine dell’800. Sullo sfondo il molo Marullo e gli alberi dei bastimenti a vela ormeggiati lungo la via Luigi Rizzo.

Ma da dove accorsero i saccheggiatori?  Una delle fonti  è quella di Stefano Zirilli (cfr. appendice all’opuscolo “Sulla conquista garibaldina di Milazzo”, Napoli,1884). Il Commendatore  Zirilli confermò  che “spalancate le porte di Milazzo entrarono a frotte dietro i volontari villani avidi di preda, i quali additarono ai nuovi amici i vasti magazzini pieni  di botti di vino e di barili di salumi e per tutta la notte  fu vera gazzarra”. L’indomani Garibaldi ne fu informato e nel giro di qualche ora “una sessantina di poltroni furono presi” (cfr. Antonino Micale, La Battaglia di Milazzo del 20 Luglio 1860, Lombardo Edizioni,1990),  ma senza l’adozione di alcun provvedimento drastico (Garibaldi all’inizio ne aveva disposto la fucilazione) se non quello di “una strapazzata con successiva consegna alla guardia del campo”. Furono ovviamente risparmiate tutte le abitazioni dei cittadini illustri che ospitarono lo Stato Maggiore Garibaldino, come i Palazzi Bonaccorsi in  via Medici, Zirilli in Marina Garibaldi e quello del Marchese Proto in Piazza del Carmine. Francesco Paolo Bonaccorsi era anche vice-console del Regno di Sardegna.

Altre  abitazioni dei viceconsoli di Francia, Domenico Ryolo,  e d’Austria, Vincenzo Greco, furono invece saccheggiate poiché questi Stati tenevano atteggiamento di vicinanza alla Casa Reale Borbonica. “Dai magazzini e dalle cantine dei Palazzi Greco, Catanzaro e d’Amico il vino scorreva a ruscelli, lungo la via sino al mare”.  L’accanimento distruttivo contro casa Cassisi (all’odierno civico 63 di Via Umberto I, secondo il Micale) fu particolarmente efferato. Tutto venne fatto a pezzi: mobili, quadri, porte, finestre, portate insieme a molti arredi delle Chiese di San Gaetano, del Rosario e del convento della Badia e di altre case nella via San Domenico per le barricate contro eventuali sortite dei borbonici (Cfr. S.Recupero “La città di Milazzo nel Risorgimento italiano”,1961,Roma).

Certamente sulla figura del Cassisi pesò il ricordo dell’assedio di Santa Lucia operato il 2 Dicembre del 1948 ed anche di altri episodi accaduti a Merì e Barcellona anche se appare strano che tra i notabili che si erano fatti avanti come garanti della fedeltà alla causa della libertà nessuno sia intervenuto per fermare gli eccessi. Milazzo lo ricorda con la via di collegamento che unisce Via D. Piraino e Piazza del Carmine al lungomare del porto (Via L.Rizzo)  per il cui sviluppo si prodigò con i primi interventi che ne sancirono l’assetto  che ancora oggi lo caratterizza.

Pino Privitera

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