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domenica, 20 Ottobre 2024

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Potere e intrighi, ecco chi comandava a “Melazzo” tra il XV e il XVII secolo

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UN PO’ DI STORIA. Scriveva  Virgilio Titone (1905-1989) docente di Storia Moderna nell’Università di Palermo in una delle sue opere (“Sicilia e Spagna”, 1948) che la “Sicilia occupò sempre un ruolo altamente strategico nel Mediterraneo e che per questo gli spagnoli  dopo la guerra del Vespro decisero di difenderla a oltranza da francesi e turchi, nemici ugualmente alla Spagna e alla Sicilia…”. Gli spagnoli sin dall’epoca aragonese  accentrarono la maggior parte delle cariche militari in Sicilia nelle proprie mani, soprattutto per motivi di sicurezza, e anche in campo economico favorirono l’inserimento degli spagnoli. Non rimasero escluse neppure le ricche istituzioni ecclesiastiche che a partire dal secolo XV vennero controllate attraverso il ruolo dell’inquisizione spagnola,  struttura diffusa e capillare anche in Sicilia (presente anche a Milazzo),  con un esercito di  affiliati che raggiunse le  20.000 unità e che raccoglieva plebe, baroni e ricchi manigoldi sottraendoli di fatto alla legge sia civile che militare.

dall’età normanna e poi in quella sveva-aragonese  era stata istituita  la carica di  Castellano, figura di nomina regia attesa l’importanza della piazza di Milazzo. il Castellano di Milazzo  sotto Re Martino tentò di ribellarsi al potere della Stratigoto di Messina.

Chi comandava nella Melazzo spagnola dei secoli XV, XVI e XVII? Quali erano le cariche più importanti? Sappiamo che sin dall’età normanna e poi in quella sveva-aragonese  era stata istituita  la carica di  Castellano, figura di nomina regia attesa l’importanza della piazza di Milazzo. Riferisce il Piaggia che nel 1394  il Castellano di Milazzo  sotto Re Martino tentò di ribellarsi al potere della Stratigoto di Messina. Il Castellano era il provveditore-governatore della Rocca, preposto in tempo di guerra alla difesa  con la  guarnigione assegnata al Castello. Si occupava della manutenzione delle opere militari  con i proventi della fiscalità in vigore. Nel 1417 a ricoprire la carica di Castellano troviamo Gerardo Castronovo appartenente ad una delle famiglie di origine aragonese che avevano aderito all’invito del Re Pietro d’Aragona di trasferirsi in Sicilia per combattere gli angioini dopo la rivolta del Vespro. Ancora nel 1504 il castellano di Milazzo Galeotto Lanza (appartenente ad una delle più potenti famiglie della nobiltà isolana)  emetteva  un divieto di raccogliere legna e abbattere alberi nel bosco demaniale di Milazzo sito al “Parcus Regius” (cfr. Carmelo Trasselli). Un ruolo importante per il commercio avevano i Consoli  che già nel 1345 sotto Re Giacomo venivano designati a Milazzo  e in altre importanti città del regno a tutela degli interessi commerciali dei Catalani (“…in Melatii,  in Nobili Civitate Messanae,  in terris Pactarum e poi a  Taormina, Siracusa e Augusta oltre a Palermo e Trapani”).  

Con i secoli la carica di castellano  si trasformò in quella di “Capitano  d’arme” al quale, in caso di pericolo e di guerra, spettava il comando di tutti i militi

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Con i secoli la carica di castellano  si trasformò in quella di “Capitano  d’arme” al quale, in caso di pericolo e di guerra, spettava il comando di tutti i militi che dai  casali di Tripi, Montalbano, Novara, Furnari, CastroReale, Santa Lucia fino a Condrò, Sampiero, Monforte, Rometta, La Rocca, Maurojanni, Venetico, Bauso, Calvaruso e Saponara dovevano fare capo a Milazzo.  In presenza di legno nemico  in mare il Capitano d’Arme ordinava i “…tre colpi di cannone e taluni cenni a fiamme..” e le milizie dei luoghi prima indicati dovevano confluire per la  difesa di Milazzo.  Riferisce il Padre Francesco Napoli nelle “Memorie della Città di Milazzzo”  che nel 1571 era Capitano d’arme in Milazzo Giacomo Maria Saccano, Barone di Monforte.

Ricostruzione planimetrica del Forte di S. Elmo curata da Carmelo Fulco

Altra carica ancora più importante in Melazzo  era quella di  Portulano la cui giurisdizione sempre secondo il Piaggia si estendeva da “sotto al Gypso  fino all’Oliviere” (e cioèdal Monastero di San Gregorio al Gypso, posto sul mare sotto il casale di Gesso, fino a quello di  Oliveri). L’ufficio di Maestro Portulano trae origine da diversi  diplomi  regi di epoca federiciana rilasciati a partire dal 1239-1240 (“Ordinatio novorum portuum per regnum ad extraenda victualia” del 1239)   e ad esso faceva capo la gestione dei commerci marittimi specie per la esportazione dei cereali. Il Magister Portulani  era responsabile dei caricatori e dei magazzini sottoposti alla sua giurisdizione, teneva le scritture contabili dei traffici, riscuoteva le imposte, controllava le licenze di esportazione dai granai regi e nominava i custodi degli approdi rientranti nella giurisdizione di sua competenza. Aveva alle sue dipendenze altre figure come “il consultore giusperito, l’avvocato fiscale, un segretario, un maestro notaro e altri uffiziali subalterni”. Nel 1581 per ordine del vicerè Marco Antonio Colonna venne costruito il Forte di Sant’Elmo (vedi riproduzione allegata realizzata da  Carmelo Fulco)  a custodia del Borgo e del Porto dove aveva sede l’ufficio del Maestro Portulano della Melazzo spagnola.  Nel 1622 (secondo Francesco Napoli) i soli autorizzati a risiedere di notte al di fuori delle mura  per motivi di sicurezza della città erano il Sergente Maggione e il Portulano “tutti gli altri uffiziali abitassero di stanza dentro la fortezza ed ivi di continuo stessero archivii e tribunali” .

i cittadini di Milazzo “non potevano essere trascinati dalla loro in altra città, si per cause criminali che civili, eccettochè  per  crimine lesae  maestatis, heresis et nefandi criminis”

L’esistenza di tali cariche rendeva la città molto ambita e nel contempo estendeva ai cittadini ampie tutele  e prerogative come quella riconosciuta dal Re Lodovico secondo la quale i cittadini di Milazzo “non potevano essere trascinati dalla loro in altra città, si per cause criminali che civili, eccettochè  per  crimine lesae  maestatis, heresis et nefandi criminis”. Ma ancora prima, precisamente nel 1129, è sempre lo storico Piaggia a riferire di tale  privilegio,  contenuto nella Giuliana dell’Archivio Comunale di Milazzo risalente al  Re Ruggero il normanno, secondo il quale “dimorandosi un anno, una settimana e un giorno in questa città, da chiunque si fosse, dovesse essere considerato come cittadino”. Oltre a queste figure vi era il Capitano di Giustizia  competente per i reati più gravi ed i  Giurati già previsti dall’ordinamento svevo, ma in pratica attuati solo in epoca  aragonese. In particolare la svolta fu data dalle decisioni assunte nel  Parlamento del 1325; a Milazzo toccavano probabilmente 4 giurati eletti all’inizio solo tra  “milites e  meliores civium”. I loro compiti si estendevano a tutti i settori dell’amministrazione civile della città (confini di proprietà e case, rifornimenti alimentari, rispetto dei contratti stipulati tra i privati). Sotto il Re Carlo II Milazzo ebbe il privilegio che “i più alti uffici della città si esercitassero dai naturali”  e nel 1649 (il 6 Novembre secondo il Piaggia)  si addivenne alla creazione della “Mastra Giurata o Serrata”  limitata a 50 soggetti, tra cui si eleggevano i giurati. Tuttavia in ordine a tale argomento esistono incertezze vista la scarsità delle fonti consultabili,  anche se la notazione del Piaggia appare certa e  attendibile.

Pino Privitera

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