Nelle ultime settimane di agosto, si sono susseguite segnalazioni di mortalità in esemplari di cernia bruna recuperate dall’Amp Capo Milazzo moribonde lungo le coste. I pesci, trasferiti all’Institute “Slavko Bambir” del Dipartimento Chibiofaram dell’Università di Messina, ente socio del Consorzio di Gestione dell’Amp Capo Milazzo, sono stati immediatamente esaminati e processati per le indagini necroscopiche, istopatologiche, molecolari e tossicologiche. La positività al VERv (Viral Encephalitits Retinitis virus), è scaturita dagli esami molecolari effettuati dalla dott.ssa Rosa Maria Pennisi del laboratorio di virologia diretto dalla professoressa Maria Teresa Sciortino. La patologia, nota col nome di VER o VNN (Viral Nervous Necrosis), agisce sul sistema nervoso centrale e della retina, con conseguente sintomatologia nervosa, e provoca il nuoto scoordinato, cecità, incapacità di mantenere l’assetto e ipereccitabilità alternata a torpore. Le principali specie ittiche suscettibili sono la spigola, l’orata (generalmente allevate) e appunto la cernia, tra le specie selvatiche.
Non vi sono rischi diretti per l’uomo, ma considerato l’andamento cronico della malattia che gradualmente porta l’animale a non alimentarsi e, spesso, a causa del nuoto non coordinato, a sbattere e ferirsi su scogli o sul fondale contraendo infezioni gli esemplari rinvenuti moribondi vanno considerati non salubri, e ne va evitato il consumo.
Nello stesso periodo numerose ulteriori segnalazioni di cernie morte o moribonde sono state registrate lungo le coste messinesi di Acqualadrone e Augusta (SR), e le indagini diagnostiche sono attualmente in corso. Il focolaio della malattia, già verificatosi in passato in diverse aree costiere della penisola, sembrerebbe coinvolgere anche altre specie di cernie e forse altre specie ittiche. I risultati degli esami diagnostici chiariranno l’entità e l’estensione del focolaio.
Concausa plausibile dell’espansione della malattia potrebbe essere imputabile al periodo di elevata temperatura e molto prolungato nel tempo al quale abbiamo appena assistito che sicuramente favorisce la replicazione virale, accelera l’evoluzione della malattia e stressa il pesce. Non esistono rimedi attuabili in condizioni naturali e bisognerà attendere la naturale estinzione del focolaio.
Alla luce dei fatti, sia l’AMP Capo Milazzo che gli istituti di ricerca coinvolti rivolgeranno nelle prossime settimane più attenzione alle osservazioni in mare, chiedendo anche ai propri fruitori quali pescatori, subacquei e cittadini di segnalare prontamente altri rinvenimenti di pesci moribondi al fine di migliorare il monitoraggio del focolaio e stimarne l’effetto su specie così vulnerabili come le cernie.