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domenica, 6 Ottobre 2024

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«Terra che non ha l’eguale nel globo terrestre»: la descrizione di Milazzo a firma di Carl Augusto Schneegans nel 1890

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UN PO’ DI STORIA. Non sono pochi i viaggiatori, i cronisti, gli storici che nel corso dei secoli si sono occupati di Milazzo lasciando descrizioni più o meno dettagliate e originali sui monumenti, sui costumi, sulle attività economiche presenti. La più antica e dettagliata è quella fatta  intorno al 1150 dal geografo Edrisi, storico e viaggiatore arabo stabilitosi alla  corte di Ruggero II  il normanno (cfr. articolo  dell’11 Agosto 2024). Ve ne sono altre più recenti (secolo XIX) che manifestano ammirazione per la città, per i suoi abitanti  e per le sue prospettive di crescita e sviluppo. Una tra le più interessanti descrizioni è quella compilata alla fine dell’800 da Carl August Schneegans, francese di nascita, politico, giornalista, docente di lingue antiche, transitato successivamente nei ranghi della pubblica amministrazione tedesca e nominato dal 1880 Console Generale di Germania a Messina.

Carl August Schneegans

August Schneegans viaggiò a più riprese  in tutta l’isola, specie nella parte orientale e nell’opera “La Sicilia” pubblicata nel 1890  lasciò un’ampia descrizione di Milazzo sulla quale vale la pena soffermarsi. Il suo è il giudizio di uno straniero, dato imparzialmente, una visione che Pitrè definì “dotta” sulla Sicilia, che lo scrittore tedesco definisce “terra che non ha l’eguale nel globo terrestre, dove tu puoi sentire il palpito del mondo più distintamente che altrove e dove anche più chiaramente si svolge per uno spirito meditativo  la dottrina dell’eterno divenire e dell’eterno passare degli uomini e della natura”.  

Schneegans giunse a Milazzo in carrozza. sostò  a Spadafora con qualche  difficoltà per  trovare un alloggio e anche il vitto  per la “brigata” che lo accompagnava

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Schneegans giunse a Milazzo in carrozza (la ferrovia operò a partire dal 1895)  provenendo da Messina tra il 1881 e il 1888, anno in cui assunse l’incarico di console tedesco a Genova. Durante il trasferimento, “non era ancora l’estate, eravamo appena entrati nel Giugno e già infocava la terra…”, sostarono  a Spadafora con qualche  difficoltà per  trovare un alloggio e anche il vitto  per la “brigata” che lo accompagnava: “Vossia non po’ trasiri, ca u patruni dormi” e alla fine si sistemarono in una casina sulla riva del mare con i viveri che per fortuna avevano al seguito   “seduti all’ombra guardando il mare e il promontorio di Milazzo che a man sinistra sporge infuori lontano nel mare, in forma di sprone”.  

Il Console di Germania è affascinato dalla vista di Milazzo: “…sul primo balzo vedonsi le mura bianche dell’antica fortezza, della cattedrale e delle case, sotto ad esse giace la città moderna, col nuovo porto, col molo e col faro. Ora è una piccola città, ma è per avere un grande avvenire, perché in pochi anni i vapori inglesi, francesi, e speriamo anche tedeschi, verranno qui a caricare il vino, e allora si svilupperà una vita quale questa costa tranquilla non vide mai da molti secoli. Che stupendo sguardo si aprirebbe qui nel seno di Spadafora, dirimpetto all’antica Milae, agli sguardi di colui che potesse richiamare alla mente i vecchi tempi greci e romani!”.

Corrazzata Duilio

A Milazzo il console Schneegans venne  accolto con tutti gli onori e fu ospitato dal vice-console di Germania Gioacchino Bonaccorsi, uno dei personaggi  più in vista ed influenti della città. Rimase colpito dalla fierezza dei milazzesi per la propria storia, sia greca che romana con un richiamo particolare a Caio Duilio scopritore “dei ponti per l’arrembaggio coi quali tolse ai Cartaginesi la prevalenza sui mari”, orgoglio rafforzato in quegli anni dal varo di  una delle più grandi corazzate d’Italia e dell’Europa che fu battezzata con il nome di Duilio (era stata completata nel 1880 e definita all’epoca “la più potente nave da battaglia che l’arte navale abbia mai espresso” come da foto allegata).

L’osservazione di Schneegans si rivolge ai giardini e ai vigneti che circondano Milazzo “…dalla riva del mare al piè dei monti e fino alle prime colline si stendono le preziose piantagioni di viti e agrumi e così si va avanti per delle ore in mezzo a quella mirabile fertilità. In nessun’altro luogo si trova tale abbondanza, perché si direbbe inesauribile la ricchezza che la terra e il sole producono qui con un lavoro vicendevole e incessante…su questo terreno scorre la ricca sorgente dei vini dell’Europa. Ve ne sono altre nella Spagna, nell’Italia e nella Francia meridionale; ma queste ultime sono da qualche tempo seccate a cagione della fillossera e nella Sicilia cresce il vino nero, spumante e odorifero del quale si prepara facilmente il Bordeaux e il Burgundo…questi vini sono neri, molto alcolici ed hanno un fiore fino e odoroso. Quasi tutto il vin nero che ti vien servito in Francia sotto i nomi più diversi è sugo siciliano…”. Segue una descrizione dei tempi della vendemmia nell’autunno fatta “nel modo più primitivo, un ammostarla come si faceva al tempo di Ulisse di Polifemo, e poi le botti che rotolano sotto il portico, si empiono, si tappano, nel porto già son pronte le navi per trasportare il vino al di là del mare…”.

«vista dalla riva Milazzo pare una Napoli siciliana e i milazzesi notano con un certo orgoglio questa somiglianza..»

Il giudizio del  console sulla  città, sul suo territorio e sui  milazzesi è ammirevole:”il paese qui è un paradiso, e un paradiso è il terreno milazzese coi suoi lunghissimi giardini, col suo sole eterno, tanto importuno agli uomini nelle ore del mezzodì quanto benefico alle piante…vista dalla riva Milazzo pare una Napoli siciliana e i milazzesi notano con un certo orgoglio questa somiglianza...questo popolo lavora alacre e vigoroso, ci mostra dalle rovine del suo castello il cantiere che ha costruito, il porto che  ha scavato, il faro che ha eretto e dalla bocca non esce un lamento per le devastazioni che la città ha sofferto, ma il baldo accento  di una giovane e rigogliosa speranza, la speranza che alla fine la città trionferà sul destino, una fiducia immensa che alla fine la città trionferà…oggi Milazzo è piccola ma domani sarà più grande e più potente di Messina; e chi sa se dopodomani Palermo non guarderà Milazzo con invidia”.

Giudizi che oggi faranno sorridere ma che allora si basavano sulla centralità del porto come motore delle attività economiche della città. La vista del porto che si presentò agli occhi del console di Germania alla fine dell’800 non dovette essere molto diversa da quella evidenziata dalla foto dei primi anni del 1900. Banchine con centinaia di botti pronte da caricare, presenza di bastimenti a vela e dei primi piroscafi che operavano senza la possibilità di accosto in banchina per mancanza di fondali e che con passarelle e in parte con l’argano di bordo  effettuavano le operazioni di carico e scarico.  

Pino Privitera

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