Ultimo aggiornamento
venerdì, 29 Novembre 2024

Fondato da Gianfranco Cusumano

Milazzo, vendevano linguine e pennette ma in realtà si trattava di droga. I dettagli sull’operazione della polizia. I nomi dei nove arrestati

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Parlavano di pennette e linguine ma in realtà tra Milazzo e Barcellona, passando per San Filippo del Mela, venivano “cucinate” dosi di crack, marijuana e hashish. La vera pasta – nello specifico pasticcio di lasagne – varcava i cancelli della casa circondariale del Longano. La variante della ricetta in salsa barcellonese, però, prevedeva un ingrediente segreto: della droga che poi veniva ceduta ai detenuti.

Ieri notte gli agenti del commissariato di polizia di Milazzo, coadiuvati da personale della Squadra Mobile, delle Volanti, della Polizia Scientifica presso la Questura di Messina, del Commissariato P.S. di Barcellona, nonché del Reparto Prevenzione Crimine Sicilia Orientale e unità Cinofile Antidroga della Questura di Reggio Calabria, hanno eseguito nove ordinanze di custodia cautelare firmate dal giudice per le indagini preliminari di Messina Salvatore Pugliese.

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Si tratta di: Francesca Alacqua, 29 anni di Milazzo; Simona Costa, 42 anni di Messina; Tommaso Costantino, 21 anni di Barcellona; Luigi Crescenti, 40 anni di Messina; Francesco Esposito, 49 anni di Messina e residente a San Filippo del Mela; Maria Gnazzitto, 43 anni di Barcellona; Salvatore Nania, 42 anni, nato ad Acerra e residente a Barcellona; Francesco Perroni, 33 anni di Milazzo; Maria Rizzo, 36 anni di Milazzo.

Secondo le accuse due le organizzazioni criminali che operavano nel territorio (i fatti risalgono al periodo fine 2022 – prima metà del 2023) la prima gestiva lo spaccio di stupefacente tra Milazzo e San Filippo del Mela, l’altra su Barcellona dove, ad esempio, tramite Simona Costa faceva entrare le dosi di droga nel penitenziario del Longano nascoste nella pasta cucinata per il marito detenuto, Francesco Esposito. Era lui, successivamente, – sempre secondo l’accusa – che le distribuiva tra gli acquirenti dentro la casa circondariale. A pagarla erano i parenti che preventivamente saldavano la moglie anche tramite pagamenti telematici. Il messinese Esposito è ritenuto uno dei capi dell’organizzazione. Addirittura si serviva di telefoni cellulari introdotti clandestinamente nel carcere per comunicare con la compagna e altri sodali, dando indicazioni in ordine ai fornitori messinesi da cui acquistare lo stupefacente e tirandole somme degli incassi.

Tra i clienti dei pusher di Milazzo e San Filippo del Mela, invece, hanno scoperto gli investigatori, c’erano anche dei minorenni. Secondo gli inquirenti il capo del secondo gruppo criminale era il messinese Luigi Crescenti, il quale inizialmente si era associato a Francesco Esposito, ma poi ha creato una propria rete di collaboratori: mentre in una prima fase si riforniva stabilmente da Simona Costa, compagna di Esposito. Crescenti ha poi deciso di “mettersi in proprio” e creare una propria rete di sodali, tra cui Francesca Alacqua, Salvatore Nania e Francesco Perroni. Gli inquirenti, tramite intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno documentato numerosi episodi di trasporto e acquisto di droga, oltre a vari arresti e sequestri di sostanze stupefacenti, avvenuti prima che venissero immesse nel mercato.

Hanno scoperto che il gruppo Esposito operava anche a livello locale, gestendo una fiorente attività di spaccio al dettaglio nel comune di Barcellona, mentre un’altra cellula criminale capeggiata da Crescenti, operante principalmente a Milazzo, si occupava della distribuzione all’ingrosso di ingenti quantitativi di stupefacenti.

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