UN PO’ DI STORIA. Milazzo nel periodo compreso tra il 1061 e il 1091 – anno in cui i Normanni completarono il controllo della Sicilia con la resa dei saraceni di Noto – registrò un costante aumento della popolazione. A metà del XII secolo raggiunse probabilmente i 2.500/3.000 abitanti, circa 600-700 “fuochi familiari” che erano insediati non solo nella piccola enclave urbana raccolta intorno al Castello ma anche nel territorio della piana. Numerose famiglie arrivarono dalla Normandia, molte giunsero da Napoli, Gaeta, Amalfi e Salerno e dai ducati di Aversa, Capua, Melfi e Benevento dove la potenza normanna si era già affermata. Servivano anche a colmare i vuoti creati dalle emigrazioni musulmane a seguito della conquista normanna.
Messina venne definita dal cronista Malaterra “Clavem Siciliae” (la porta della Sicilia) e ai normanni si appalesò da subito non solo come un porto strategico per i commerci ma anche come la chiave di volta per il dominio dell’isola. I normanni presero possesso delle Isole Eolie tra il 1062 e il 1064 dopo aver consolidato la presenza a Milazzo e nelle aree circostanti.
Milazzo trasse non pochi vantaggi da questa situazione che la poneva – dopo Messina – tra i centri più importanti della Sicilia normanna per la facilità dell’approdo e la fertilità della terra. Sotto il gran Conte Ruggero I d’Altavilla (dal 1062 al 1104) vennero avviate le prime opere di fortificazione dell’originario nucleo arabo del Castello. Ben presto, sarebbe passato solo qualche decennio, le terre della piana e dell’agro sarebbero state assegnate in premio ai Milites più meritevoli; tra questi emerse da subito la figura di Goffridus Burrellus, secondo il Piaggia “uno forse de’ consaguinei del Conte e de’ più audaci che al conquisto di Sicilia seguisserlo”. Fu il primo vero feudatario di Milazzo, le cui terre si estendevano “dal fiume di Santa Lucia, che sta dietro San Filippo, sin dove poi comincia l’Istmo di Milazzo”. Anche l’Abate Don Rocco Pirri, storiografo regio sotto Filippo IV, Re di Spagna e di Sicilia, nell’opera Sicilia Sacra (1733) conferma la signoria del Borrello “Goffridum Borrellum Vallis Milatii Siciliae dominum..”. Secondo il Fazello (Della Storia della Sicilia,1558) nel 1090 Ruggero I d’Altavilla si trovava a Milazzo e qui ricevette gli ambasciatori di Noto che “gli si diedero e gli giuraron la fede ….essendo adunque Ruggiero diventato monarca di tutta la Sicilia”.
Bisognerà attendere il 1150 circa per avere una compiuta descrizione di Milazzo nel periodo normanno. Sarà infatti il geografo arabo Edrisi, stabilitosi per molti anni alla corte di RUGGERO II (dal 1105 al 1154), a lasciarne una abbastanza dettagliata. Per gli arabi la Sicilia era stata l’isola giardino, una “terra tenera e ricca”, dove si poteva vivere senza girovagare alla perenne ricerca dell’oasi. Edrisi iniziò il suo lavoro di osservazione fisica a partire dal 1139 e lo portò avanti per quasi vent’anni. Viaggiò per tutta la Sicilia e per molte terre tra quelle che si affacciavano sul Mediterraneo. La sua “cronaca” minuziosa sui luoghi, sugli abitati, sulle fonti e sui fiumi rimase la più importante per alcuni secoli. Queste le parole di Edrisi: “al tempo in cui scriviamo, il Principe di cotesta isola il Re Ruggiero vi possiede centotrenta paesi tra cittadi e rocche, senza contar le massarie, né i casali, né le case rurali”.
Così la descrizione di Milazzo,“Castello di Milαs”: “Questo castello spazioso,[fabbricato] sul fianco di un promontorio che fa punta in mare, ha dilettosi giardini e saldi edifizi: grossa terra e forte rocca; paese de’ più eleganti, de’ più nobili, de’ più eletti, e di que’ che più somigliano alle maggiori metropoli per colture, industrie e mercati, e pei diletti e comodi [della vita]. Giace in riva al mare il quale lo bagna d’ogni lato, fuorchè da tramontana onde vi entra. Viaggiatori vi accorrono per terra e per mare. Da Milazzo si esporta molto lino di ottima qualità. Inoltre ha buoni campi da seminare; copiose acque perenni e parecchie pescherie del tonno grande” (traduzione tratta dalla Biblioteca arabo-sicula di Michele Amari). La rappresentazione di Milazzo ad opera di EDRISI presuntivamente risalente al 1150 è quella di un “paese”, così lo definisce il geografo arabo, ricco, fiorente, frequentato per terra e per mare, con giardini e copiose acque perenni e con le tonnare (chiamate pescherie) già attive.
Milazzo dopo quasi novant’anni di dominio normanno era rinata, prosperava ed era economicamente florida. La popolazione della Milazzo normanna era caratterizzata dalla diversità linguistica e religiosa: la maggior parte parlava ancora il greco acquisito durante il periodo bizantino, seguiva quella di lingua araba insediata durante la dominazione musulmana, la parte latina secondo gli storici al momento della conquista normanna era in posizione minoritaria. Il regno normanno modificò profondamente tale situazione a favore dei “latini” e dei “longobardi” che numerosi si insediarono e trasferirono in Sicilia, specie nella parte orientale dell’isola ma anche a Milazzo richiamati dal miraggio delle terre che i “milites” ricevevano quale ricompensa. Anche Vito Amico nel Dizionario Topografico della Sicilia, completato nel 1757, a proposito di Milazzo afferma che “…orrendamente travagliata dai Goti, e devastata dai saraceni, appena infine prese a ristorarsi dai Normanni e munirsene la rocca…”. Di certo ebbe rilevanza nella Milazzo normanna la contrada “Massaria” vasto possedimento di terre da seminagione e da pascolo, con case rurali e magazzini, (secondo la definizione di M.Amari) e dove intorno alla Cuba di origine bizantina si era raggruppato un nucleo di popolazione di lingua greca. Dallo storico Francesco Napoli (1696 Memorie della città di Milazzo) altri nuclei di lingua greca presenti nell’età normanna a Milazzo vengono indicati presso l’abitato di Santa Marina “…la chiesa con l’immagine fatta alla greca…intorno questa chiesa si sono ritrovate molte fabbriche antiche, si fa giudizio che i primi abitatori fossero stati dalla Grecia”.
La potenza sul mare divenne uno dei punti di forza della Sicilia normanna e questo pose le basi per lo sviluppo e l’importanza di Milazzo nei secoli del successivo dominio svevo-aragonese. Gli storici fanno coincidere la fine del regno normanno con la morte della regina Costanza d’Altavilla, figlia di Ruggero II, avvenuta nel 1198. Quattro anni prima era nato Federico (1194), il futuro imperatore, che avrebbe lasciato fama duratura, pur nella breve durata del suo regno, non solo nella storia d’Italia e di Sicilia, ma anche in quella di Milazzo. Con decreto del 13 Luglio 2016 la Regione Siciliana ha individuato i luoghi di diffusione dell’idioma gallo-italico e i centri di rilevanza culturale da porre in stretta correlazione con la presenza normanna e del Conte Ruggero. Sono 23 e tra questi Milazzo figura al terzo posto dopo Messina e Rometta (cfr. planimetria allegata al decreto regionale).
Pino Privitera
Un’altra interessante e piacevole lettura …complimenti!!
Un tale di nome Barbero, sedicente prof di Storia, sostiene che a colmare il vuoto lasciato dalle guerre contro i saraceni in Sicilia sia stato Federico II di Svevia, che ordinò ai lombardi di trasferirsi in massa nella nostra regione. Sembra, sempre a detta sua, che la prima città occupata dai lombardi sia stata l’ attuale Corleone.